Ristoratori in rivolta: “Governo vuole eliminare piccole imprese e imporre dittatura comunista”
“Giunti a questo punto, il ministro alla Salute ha il dovere di rivelare al Paese e al settore dell’ospitalità a tavola – che vale il 30% del pil- quale sia il suo progetto. Il ruolo ricoperto gli impone di assumere la responsabilità della franchezza. Ha deciso di trascinare sul lastrico tutti i ristoratori italiani?”. Lo ha dichiarato Paolo Bianchini, presidente di Mio Italia, Movimento imprese ospitalità.
“Desidera che il comparto venga sostituito dalle dark kitchen e dalle grandi catene di junk food. Molte delle quali, fra l’altro, non pagano le tasse in Italia? Vuole decretare la fine del settore gastronomico, grande attrattore turistico? In sintesi: vuole uccidere l’economia con la variante imprese?”. “Ci sono diverse vie d’uscita – ha proseguito Bianchini – ben note alla politica per salvare il salvabile del comparto e i ristoratori non ancora falliti. Eppure, l’unica decisione finora intrapresa è quella che lascia l’Italia senza speranza: chiudere tutto e sempre“. “Quindi, la morte di centinaia di migliaia di piccole imprese e la caduta in povertà di milioni di famiglie. Ma il ministro, ora, deve dirlo chiaramente, se è questo che ha in mente”, ha detto Bianchini.
“E’ talmente chiaro che dietro l’azione del Ministro Speranza, c’è un accanimento ideologico contro le piccole imprese che sono oggi l’ultimo baluardo di vera libertà in questa Nazione”. Lo afferma Ferdinando Parisella, segretario nazionale del MIO Italia. “Piccole e piccolissime imprese, molte familiari, che mai hanno avuto bisogno di contributi, perché fondate su valori di libertà e sacrificio. Quindi da sempre non condizionabili dalla politica fondata invece sul controllo”.
“La libertà di intraprendere, ha consentito a milioni di cittadini, non solo di vivere, ma di garantire il mantenimento delle infinite tradizioni, che ci hanno resi famosi nel mondo intero. Ora tutto ciò è minacciato dal globalismo, cioè da una forma nuova di comunismo che ha già fallito con i carri armati, ma si è tramutato in piattaforme digitali nelle mani di pochi, troppo pochi Paperoni”. A tutto questo “ci stiamo opponendo e non saremo mai domi. Se ne facciano tutti una ragione”. Così il Secolo d’Italia.