Le intercettazioni che inchiodano la Ong: “Coi soldi festeggiamo a champagne”
«È una fattura di pomp… a Copenaghen». Ecco come l’ex disobbediente Luca Casarini, intercettato dalla procura di Ragusa, descrive il versamento di 125mila euro per il trasbordo dell’11 settembre di 27 migranti dalla petroliera danese Maersk Etienne sulla nave Mare Jonio, poi portati in Italia.
Il bonifico è arrivato il 30 novembre dalla Maersk Tankers, società armatrice della motonave danese, sul conto della Idra social shipping proprietaria della Mare Jonio, nave utilizzata dalla Ong Mediterranea Saving Humans. Dall’altra parte del telefono c’è Beppe Caccia, capo missione dell’operazione migranti in cambio di soldi, un tempo assessore dei Verdi a Venezia. I due concordano che il bonifico dovrà apparire come il pagamento di «una fattura per attività di navigazione della Idra a dei partner privati» per mascherare l’affare soldi-migranti. La causale del bonifico alla fine indica «servizi di assistenza forniti in acque internazionali».
La pesante accusa a 8 indagati di avere trasbordato i migranti in cambio di denaro è avallata da «intercettazioni telefoniche e riscontri documentali». Il procuratore capo di Ragusa, Fabio D’Anna, ribadisce che emerge una «laboriosa negoziazione protrattasi dagli inizi di settembre al 30 novembre 2020» con una richiesta iniziale di 270mila euro da parte dei talebani dell’accoglienza. Caccia il 7 ottobre si è pure recato a Copenaghen per incontrare i dirigenti della Maersk al fine di «lucrare secondo la procura – il controvalore pecuniario dell’operazione di trasbordo». Casarini intercettato mentre parla con Alessandro Metz, armatore della Mare Jonio ed ex consigliere regionale dei Verdi in Friuli-Venezia Giulia, sostiene che «domani a quest’ora potremmo essere con lo champagne in mano a festeggiare perché arriva la risposta dei danesi» e se domani ci sarà l’ok «abbiamo svoltato e possiamo pagare stipendi e debiti». Ancora prima lo stesso Casarini aveva detto: «Mi sa che abbiamo fatto il botto». Le telefonate intercettate sono numerose. «Speriamo bene dice Casarini a Caccia -. Con quelli si sistemano tutti!». I danesi studiano la formula di copertura migliore per fare apparire l’operazione «legale».
L’operazione di trasbordo dei migranti in mare era stata resa trasparente da un trabocchetto, «ovvero spiega il procuratore capo di Ragusa – il rilevamento di una situazione emergenziale di natura sanitaria a bordo della petroliera danese documentata da un report medico del team di soccorritori che si era imbarcato illegittimamente sul rimorchiatore». Mare Jonio, diffidata dall’effettuare, in maniera stabile, attività di salvataggio in mare, parte ufficialmente da Lampedusa «per consegnare 80 litri di benzina», così come attesta il comandante Pietro Marrone, anche lui indagato. A 12 miglia dalla costa italiana, però, si imbarcano in due sulla Mare Jonio per l’ispezione medica ed il trasbordo dalla Maersk Etienne. Dalla petroliera danese vengono fatti evacuare urgentemente una migrante «in presunto stato di gravidanza stimato al secondo trimestre» e il marito. Poi visitata in ospedale in Italia, si scopre che la donna non ha «nulla di patologico» e non è neppure incinta. Il giorno dopo, il 12 settembre, arriva l’autorizzazione a sbarcare a Pozzallo i 27 migranti trasbordati sulla Mare Jonio. La nave danese è «libera» dopo oltre un mese di stop costato decine di migliaia di euro al giorno. I talebani dell’accoglienza hanno risolto il problema e quando arrivano i 125mila euro dell’armatore danese Caccia, come si legge negli atti, preannuncia a Casarini «l’attribuzione di una confortante gratifica natalizia».