Per non offendere gli islamici adesso si censura pure Dante
Dante “rivisto” in Belgio e Olanda per non offendere gli islamici e attaccato duramente da un giornale tedesco. Mentre oggi in Italia si celebra il Dantedì, la giornata nazionale dedicata al Sommo Poeta Dante Alighieri (1265-1321), in Belgio e Olanda una nuova traduzione in fiammingo politicamente corretta della Divina Commedia evita di citare il nome del Profeta dell’islam, Maometto, per non offendere gli islamici.
Dante, infatti, lo colloca tra i seminatori di discordie della IX Bolgia dell’VIII Cerchio dell’Inferno, la cui pena consiste nell’essere fatti a pezzi da un diavolo armato di spada. Maometto compare nel Canto XXVIII, vv. 22-63, e appare tagliato dal mento all’ano, con le interiora e gli organi interni che gli pendono tra le gambe. Il caso, riportato dal quotidiano belga De Standaard, e citato dal giornalista Giulio Meotti nella sua newsletter, fa discutere: nella traduzione in fiammingo dell’opera, a cura di Lies Lavrijsen, il nome di Maometto viene infatti rimosso per per non essere “inutilmenti offensivi”, come ha sottolineato l’editore Blossom Books. Come sottolinea l’editore Myrthe Spiteri, che ha rimosso i riferimenti al Profeta dell’Islam, “in Dante, Maometto subisce un destino crudo e umiliante, solo perché è il precursore dell’Islam”. Trattasi dell’ennesima – e questa sì, umiliante – sottomissione culturale dell’Occidente all’Islam, che rinuncia ai suoi maestri – come Dante – pur di non rischiare di offendere gli islamici.
“Così si censura Dante per non offendere gli islamici”
Sottomissione dettata non solo da un atteggiamento ma anche dai numeri: a Bruxelles i musulmani sono il 25,5 % della popolazione, in Vallonia il 4,0 % mentre nelle Fiandre il 3,9%, mentre nei vicini Paesi Bassi i musulmani rappresentano il 4,9% della popolazione. Come nota Avvenire, va sottolineato che la posizione di Dante nei confronti della cultura arabo-musulmana è molto complessa e comporta una fitta serie di scambi, come ha documentato fin dal 1919 lo studioso e sacerdote spagnolo Miguel Asín y Palacios nel classico L’escatologia musulmana nella Divina Commedia. Sul tema interviene l’eurodeputata della Lega, Silvia Sardone: “Oggi è la Giornata nazionale dedicata a Dante, il sommo poeta. Purtroppo in Europa invece di celebrarlo si arriva persino a censurarlo. In Belgio, infatti, una nuova traduzione dell’Inferno della Divina Commedia di Dante, tradotta in fiammingo, ha rimosso Maometto per non essere inutilmente offensivi” osserva l’esponente del carroccio.
“Ma per i buonisti di oggi bisogna cancellare persino la storia della letteratura. Dante, per qualcuno, è razzista, islamofobo e poco inclusivo. Ma ci rendiamo conto? In un’Europa sempre più sottomessa agli islamici, si arriva a fare le pulci a una pietra miliare della nostra storia, alla più grande opera mai scritta in italiano. Il tutto per non urtare i musulmani, ormai sempre più padroni a casa nostra. Nulla che sorprenda, sottolinea Silvia Sardone, “visto che alcuni estremisti di un gruppo salafita tentarono anni fa un attentato nella chiesa di San Petronio a Bologna dove c’è un affresco di Maometto all’inferno”.
L’attacco choc della Germania a Dante
E nel giornata in cui si celebra Dante, dalla Germania, e in particolare dal Frankfurter Rundschau, in un articolo a firma dello scrittore e commentatore Arno Widmann, arriva un incredibile e sconcertante attacco contro la figura di Dante e contro l’Italia. Secondo lo scrittore, in Italia oggi si celebra un poeta medievale “anni luce dietro a Shakespeare”, egocentrico e arrivista, che ha poco a che fare con la nascita della lingua italiana. Widmann osserva, fra mille inesattezze, che “l’Italia lo loda perché ha portato la lingua alle altezze della grande letteratura: si è costruito la lingua per la sua opera e da questa lingua è nata la lingua dei suoi lettori e poi dell’Italia”. Per lo scrittore tedesco Dante è un plagiatore: secondo Widmann, infatti, meglio “non fare un torto a Dante, sottovalutando la sua spregiudicata ambizione”, perché in realtà “potrebbe aver sognato, col suo viaggio cristiano nell’Aldilà, di fare un colpaccio ai danni del poema arabo”. Come riporta La Repubblica, Widmann riprende la tesi – smentita – dello studioso spagnolo Asín Palacios, il quale nel 1919 affermò che la Divina Commedia si basava su un poema mistico arabo in cui si narra l’esperienza dell’ascesa al Cielo.
Accuse choc alle quali il ministro ai beni culturali Dario Franceschini replica con un tweet: “Non ragioniam di lor, ma guarda e passa” ,afferma l’esponente del governo Draghi, che cita il terzo canto dell’Inferno per replicare, nel giorno del Dantedì, all’attacco a Dante Alighieri da parte del giornale tedesco Frankfurter Rundschau.