Vaccino, Sebastian Kurz accusa: “Contratti segreti e mercato nero”, nel mirino la Germania

A Vienna, i calcoli sui vaccini non tornano perché dopo aver confrontato gli approvvigionamenti degli Stati membri dell’Ue, per il cancelliere austriaco Sebastian Kurz è diventato chiaro che «le forniture non seguono il sistema delle quote pro capite». Anzi, peggio, come in tutte le crisi, torna lo spettro del mercato nero, che finora con un eufemismo era stato definito “parallelo”, popolato da intermediari che offrono i loro buoni uffici alle istituzioni per lucrare sulle fiale salvavita. Con la penuria che c’è, i clienti non mancano. Ma le transazioni lasciano tracce. E il cancelliere austriaco, senza nominarli esplicitamente, mette sotto accusa i partner comunitari. 

Addirittura «ci sono indizi sui cosiddetti bazar in cui sono stati stipulati accordi aggiuntivi tra Stati membri e aziende farmaceutiche». Fregando proprio coloro ai quali li dovrebbero stringere vincoli di solidarietà, evidentemente. Così, alcuni Stati europei hanno firmato «contratti segreti» con le aziende produttrici del vaccino anti-Covid per ricevere più forniture di quelle che gli spetterebbero secondo i parametri di distribuzione dell’Ue, concordati in base alle dimensioni della popolazione. Il caso più noto riguarda il trucchetto utilizzato da Berlino, che si è assicurata la propria quota nazionale di dosi e, oltre a quanto le spettava, è riuscita anche a procurarsene un surplus per ognuno dei propri Länder, accampando il pretesto che sono Stati anche loro, mentre la Repubblica Federale di Germania ne è il contenitore. 

Altri furbetti non ne risultano, ma le disparità di trattamento sono note: Malta entro la fine di giugno riceverà il triplo di vaccini rispetto alla Bulgaria in termini di popolazione e l’Olanda ne riceverà il doppio rispetto alla Croazia. Alla Commissione Ue, cadono dalle nuvole. Per uno dei loro portavoce, «i Paesi possono scegliere di richiedere una quantità superiore o inferiore di un dato vaccino; gli Stati stanno discutendo a riguardo» ed «è possibile che in futuro venga concordata una nuova strategia di distribuzione», ma a Bruxelles negano di aver mai ricevuto notizie. Del resto, se davvero si tratta di intese segrete, di certo il loro contenuto non viene notificato ufficialmente a nessuno se non agli interessati. 

Kurz, allora, senza peraltro portare cifre precise sulla propria denuncia, rincara la dose e sul suo profilo Twitter torna a esporre direttamente, prima in lingua tedesca e successivamente in inglese, il problema, che assume sempre più i toni dello scandalo, «destinato a intensificarsi nei prossimi mesi», in quanto «se la distribuzione dovesse continuare in questo modo, il risultato sarebbe un significativo trattamento iniquo, cosa che dobbiamo prevenire. Tutti i 450 milioni di europei devono avere la possibilità di tornare alla normalità entro l’estate».

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