Pd, pressing su Enrico Letta segretario: retroscena, una mossa per fermare le ambizioni di Matteo Renzi?
Il Partito democratico è ancora sotto choc per le dimissioni di Nicola Zingaretti. Il segretario dimissionario non farà niente per ostacolare l’individuazione di un nome per la sua successione. “Basta polemiche”, è il suo appello. Adesso trovare un candidato toccherà ai capicorrente della maggioranza che ha guidato i dem. Si vuole evitare la situazione di un “re travicello” che duri solo qualche mese. “Dobbiamo eleggere un segretario che duri almeno un anno, che ci porti alle elezioni amministrative, che gestisca una maggioranza di governo complicata come l’attuale. Non esiste che si vada a un reggente provvisorio. Abbiamo bisogno di eleggere in Assemblea nazionale un segretario il più autorevole possibile che ci guidi fino al congresso”, ha detto Dario Franceschini.
Il profilo ideale per molti è Enrico Letta. Base riformista, il correntone di minoranza guidato da Lorenzo Guerini e Luca Lotti, è disponibile. Anche se un altro nome aleggia nell’aria, sempre sponsorizzato da Base riformista, ed è quello di Stefano Bonaccini, ma anche lo stesso Lorenzo Guerini. La loro candidatura ha un chiaro programma politico: diventare segretari e lavorare al rientro di Matteo Renzi. Una prospettiva che terrorizza gran parte del partito che così si è messo a cercare proprio uno dei “tanti nemici politici” di Renzi, che da tempo però si è ritirato dalla politica, proprio dopo essere stato battuto dal leader di Italia Viva.
Ma un nome certo, scrive il Corriere della Sera, non c’è ancora perché Andrea Orlando e lo stesso Franceschini, non sono riusciti ancora a mettersi d’accordo. Il primo sponsorizza Anna Finocchiaro e l’ex ministro per il Sud Giuseppe Provenzano. Area dem, la componente di Franceschini, puntava su Roberta Pinotti e Piero Fassino. Un altro nome è quello dell’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. Ma è ancora il caos dentro il Pd e c’è chi spera ancora che Zingaretti, che proprio ieri ha ripreso la tessera del Pd, possa ripensarci. “Io ho chiuso, non con la politica, certamente, ma con questa esperienza si”, ha però precisato ancora Zinga.