Vauro replica a Giorgia Meloni: “Fratelli d’Italia ha cavalcato la xenofobia e il fascismo? Pronto a ripetere tutto”
“La Meloni leader di un partito che ha cavalcato la xenofobia e il fascismo”. Un frase, quella di Vauro pronunciata a Dritto e Rovescio, che gli costa caro. Giorgia Meloni ha infatti promesso di trascinarlo in tribunale per quelle che definisce “frasi diffamanti contro Fratelli d’Italia”. E lui per tutta risposta cosa fa? Rincara la dose, ovvio. “Sono pronto a ripetere in tribunale, nella forma e nella sostanza, quello che ho detto in tv su Giorgia Meloni”, ha detto a Next Quotidiano dimostrando di non aver capito la lezione.
E ancora, senza alcun limite: “Mi sorprendono sempre i neofascisti che si offendono se li chiami così. Io mica mi offendo se mi chiami comunista”. Insomma, il vignettista non si smentisce, anzi. Tema del programma di Paolo Del Debbio il professore che ha definito la Meloni una “scrofa”. In puntata da una parte Vauro ha preso le distanze in modo netto da quegli epiteti, dall’altra non ha espresso alcuna solidarietà nei confronti della diretta interessata.
Un po’ come fatto in precedenza da Selvaggia Lucarelli, anche lei pronta solo a puntare il dito. “Sono colpito in negativo dalle espressioni utilizzate dal professore – ha spiegato Vauro su Rete Quattro -. La Meloni è stata ingiustamente offesa, ma quando Liliana Segre è andata in Senato a istituire la commissione contro l’odio, tutta l’aula si è alzata in piedi, tranne i senatori di Fratelli d’Italia e Lega. La Meloni è leader di un partito che ha cavalcato la xenofobia e il fascismo e io non do alcuna solidarietà”.
Dello stesso parere anche la Lucarelli che ribolliva così di odio: “Non esprimerò alcuna solidarietà a Giorgia Meloni E non la esprimerò nonostante- come ovvio- mi faccia orrore il linguaggio del professore Giovanni Gozzini”, perché “l’insulto è odio, ma il linguaggio più subdolamente aggressivo è quello utilizzato per far leva sulle emozioni, sulle paure, sull’ignoranza e sull’identificazione del nemico in chi è fragile e diverso” ed è “quello utilizzato costantemente da Giorgia Meloni per la sua propaganda politica, quello masticato e vomitato da buona parte del suo