CasaPound, respinta la richiesta di risarcimento per 4,5 milioni a carico dei dirigenti del Demanio


La Corte dei Conti ha respinto la richiesta di risarcimento per l’occupazione di CasaPound all’Esquilino.  In pratica la Corte non ha riconosciuto il danno erariale di cui erano accusati gli otto dirigenti dell’Agenzia del Demanio e del ministero dell’Istruzione. Gli otto erano finiti a processo per la ultradecennale occupazione da parte di CasaPound dell’immobile in via Napoleone III a Roma.

La sentenza di assoluzione

Il procuratore regionale della Corte dei Conti del Lazio, Pio Silvestri, nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario ha dato conto “della sentenza n. 94 pubblicata il 9 febbraio 2021. Sentenza con cui la Sezione giurisdizionale ha respinto la domanda risarcitoria nei confronti dei presunti responsabili. Il bene immobile, di proprietà dello Stato, appartiene al patrimonio indisponibile ed era (è) in uso governativo al (ex) Ministero della Pubblica Istruzione. Il quale lo ha utilizzato per oltre quarant’anni, per le proprie finalità istituzionali, come sede di alcuni uffici dell’Amministrazione centrale”.

La procura contestava un danno di 4,5 milioni

Gli otto dirigenti statali erano stati citati in giudizio nel dicembre 2019 da parte della Corte dei Conti di Roma per la mancata riscossione, per 15 anni, del canone del palazzo occupato a via Napoleone III. Un danno erariale pari a 4,5 milioni di euro per quello che i magistrati contabili considerano un esproprio favorito dal fatto che i dirigenti non hanno messo in campo né misure per riscuotere il canone, né per ritornare in possesso dell’immobile. Un calcolo che CasaPound aveva contestato facendo presente che il palazzo al 26 dicembre 2003, data dell’occupazione, era vuoto da anni, un ufficio pubblico non a norma e per questo abbandonato a se stesso.  Invece il danno è stato calcolato presumendo un affitto continuativo degli appartamenti per 15 anni ininterrotti a 1500 euro l’uno.

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