Poltrone di governo, spunta la cognata di Gentiloni. Per la spartizione varato l’algoritmo Draghi
Lo chiamano l’algoritmo Draghi, è la versione più moderna e sofisticata del famoso manuale Cencelli, l’italianissimo metodo di spartizione delle poltrone in voga nella Prima Repubblica, ma anche nella seconda e nella terza.
L’algoritmo, in stile Facebook o sorteggio per la Championn League, incrocia “peso” politico e rappresentanza numerica nel determinare un coefficiente da utilizzare non solo nell’assegnazione dei sottosegretari, su cui infuria una guerra senza precedenti, ma anche di tutto il sottobosco di governo, dalle nomine negli enti pubblici, alle controllate, agli apparati burocratici. In questo senso, c’è da segnalare in pole position la cognata del commissario Ue Paolo Gentiloni, che secondo il sito Dagospia sarebbe nelle grazie del ministro dell’Economia, Daniele Franco, “che avrebbe telefonato ad Antonio Agostini, direttore dell’Agenzia del Demanio, per informarlo dell’intenzione di sostituirlo con Alessandra Dal Verme, responsabile dell’Ispettorato generale per gli affari economici, nonché cognata dell’ex presidente del Consiglio, e attuale commissario economico UE Paolo Gentiloni”.
Rumors maliziosi, su cui non è ancora arrivata smentita, forse alimentate anche dalle recenti interviste entusiastiche di Gentiloni sul nuovo governo Draghi, che ai più sono apparse fin troppo esplicite e irriverenti nei confronti del suo predecessore, Giuseppe Conte.
Da Gentiloni all’algoritmo di Draghi sui sottosegretari
E’ stato il “Corriere della Sera“, oggi, a svelare i meccanismi sottilissimi dell’algoritmo Draghi. “Roba da intelligenza artificiale, se non ci fosse quella di Roberto Garofoli, braccio destro di Draghi. L’algoritmo è tarato su 40-44 sottosegretari. Pochi, considerato che tra gli aspiranti, oltre ai quattro partiti principali (M5S, Pd, Lega, Forza Italia) e ai due minori (Italia Viva e Leu), ci sono le altre componenti parlamentari (dal Centro democratico di Tabacci a Cambiamo di Toti, da Azione-Più Europa agli autonomisti). I partiti avrebbero voluto più posti: senza tornare ai 76 sottosegretari del governo Prodi, i 45 del primo governo Conte erano divisi tra due partiti, i 42 del Conte bis tra tre partiti. Ma Palazzo Chigi è stato irremovibile. Ha chiesto ai partiti nomi e caselle preferenziali, frullando tutto con l’algoritmo. La distribuzione dei posti è proporzionale ai voti espressi nella fiducia al governo, facendo la media ponderata tra Camera e Senato. Che penalizza il M5S per la defezione di oltre 50 parlamentari: pur essendo ancora il partito di maggioranza relativa, dai 24 sottosegretari del Conte I passerà a 10-11. A cascata 8 o 9 alla Lega, 7 o 8 al Pd, 7 a Forza Italia, 2 a Italia Viva e uno a testa agli altri…”.
Roba da laurea in algebra e fisica quantistica, che farebbe ridere se non fosse vera. Roba che nessuno avrebbe mai immaginato in un governo che si presenta come quello dei “migliori”. Migliori in matematica, forse.