Napoli, sparò e uccise un ladro albanese per difendere i figli: giudice (rosso) lo condanna a 8 anni di carcere
Sparò e uccise un ladro che si era introdotto in casa sua, la Corte d’Assise d’appello di Napoli ha confermato la sentenza a otto anni di reclusione per omicidio nei confronti di Mario Diana, meccanico incensurato piombato in un vero e proprio incubo la notte del 22 marzo del 2016 quando una banda di ladri albanesi assaltò casa sua e, per difendere se stesso e i propri figli, l’uomo sparò contro i ladri con un fucile legalmente detenuto.
Imputato inizialmente per eccesso di legittima difesa, l’uomo fu poi processato per omicidio in seguito agli esami balistici secondo i quali non aveva sparato dal balcone di casa, come inizialmente riferito, ma ad altezza uomo. Difeso dall’avvocato Carlo De Stavola, Diana ricorrerà in Cassazione. Forte anche del fatto che il procuratore generale aveva chiesto la modifica della sentenza in assoluzione. «Faremo ricorso in Cassazione, – spiegano i familiari di Mario, persone perbene e benvolute da tutti nella comunità liternese – confidiamo nella giustizia».
L’incubo dell’uomo iniziò la notte del 22 marzo del 2016 quando la figlia, che stava rincasando, notò degli estranei nella proprietà e avvisò il padre. In preda alla paura, Diana imbracciò il fucile e fece fuoco. Colpì uno dei ladri, ma neanche se ne accorse. Il suo unico scopo – come riferì anche in un’intervista rilasciata in eslclusiva a Il Mattino il giorno dopo i fatti – era spaventare i ladri, metterli in fuga «Non volevo uccidere nessuno», disse in lacrime, in evidente stato di choc.
Ma uno dei colpi centrò un giovane albanese che vantava già numerosi precedenti penali specifici. La vittima fu scaricata davanti all’ospedale Moscati di Aversa dai suoi complici che scapparono, facendo perdere per sempre le proprie tracce, e diedero fuoco all’auto utilizzata per il colpo.
Fu Mario Diana stesso a chiamare il 112 e raccontare ciò che era successo. Raccontò di essere andato nel panico, di aver avuto paura per la vita della figlia, che era in strada, e per l’altro figlio, che stava dormendo ai piani inferiori della villetta. In quei giorni di choc, rese dichiarazioni secondo le quali aveva aperto il fuoco dal balcone di casa ma i periti balistici stabilirono, in seguito, che le fucilate erano state esplose dal cortile. Un particolare che ha cambiato le imputazioni, passate da eccesso di legittima difesa a omicidio, e le sorti del processo. Nel 2019 Diana fu condannato a 8 anni dalla Corte d’Assise di Napoli. Ieri la conferma in Appello. L’ultima partita si giocherà dinanzi alla Suprema corte.