L’ira di Giorgia Meloni: “Il governo Draghi è in mano al Pd”
Un “no” annunciato e proposto alla Direzione del partito: Giorgia Meloni non vuole dare sostegno al governo guidato da Mario Draghi, ma si impegnerà a valutare ogni singolo provvedimento per poi decidere se votarlo oppure no.
Una linea che, piaccia o non piaccia, trova perfetta coerenza con quanto detto dal principio della crisi di governo: per Fratelli d’Italia l’unica via possibile per dare un esecutivo solido al Paese era quello di sottoporsi al giudizio del popolo. Tuttavia dal discorso del presidente Sergio Mattarella era emerso che il ritorno anticipato alle urne avrebbe presentato più di qualche insidia, e perciò l’ex governatore della Bce ha avviato due giri di consultazioni per incassare l’ok delle delegazioni.
La prova del nove è attesa per mercoledì al Senato e giovedì alla Camera: anche se il Movimento 5 Stelle è alle prese con una spaccatura netta al suo interno, i numeri non dovrebbero mancare e – salvo imprevisti – otterrà la fiducia da entrambi i rami del Parlamento. Qui però troverà il mancato appoggio del partito della Meloni che denuncia la mancata discontinuità con il governo precedente, considerato invece l’elemento di maggiore importanza: “Sembra che abbiamo chiamato Mario Draghi per farci dire che i ministri del governo Conte erano i migliori. Sfido chiunque a dire che Lamorgese, Speranza o Di Maio siano il meglio che questa Nazione ha da offrire”.
La posizione della Meloni
Forse il “problema a monte” potrebbe essere l’influenza esercitata dal capo dello Stato al momento della scelta dei ministri: “Se Draghi, come si dice e come continuo a sperare, non è l’uomo del Pd, mi pare l’unica spiegazione plausibile”. La leader di Fratelli d’Italia si è detta inoltre “spaventata” di vedere “un esponente della sinistra dem come Andrea Orlando” al Ministero del Lavoro. A suo giudizio questa scelta rappresenta un campanello d’allarme soprattutto sulle materie economiche: “Chi si aspettava un governo che, almeno sulle materie proprie di Draghi, cioè quelle economiche, rompesse con gli schemi della sinistra, non può non essere deluso”.
Sul fronte del lavoro ha proposto la sospensione del decreto Dignità e la reintroduzione dei voucher ovunque possibile: “Il fatto che tali questioni finiscano in mano alla corrente più nostalgica del Pd non mi fa ben sperare per quei milioni di imprenditori che attendevano un governo amico”. La Meloni infine, nell’intervista rilasciata a La Verità, ha sottolineato come sia “irrispettoso della volontà popolare” il fatto che “questo è un governo in mano al Partito democratico”, considerando che alle elezioni Politiche ha ottenuto il 18% delle preferenze degli italiani “e ora si trova a dominare ancora più di prima, tra ministri politici e tecnici”. “Se Draghi, gli piaccia o no, accetta o condivide questa impostazione (come farebbe pensare la composizione dell’esecutivo), temo che il governo avrà una fortissima impronta di sinistra. A me questa pare la questione principale”, è il timore della presidente di FdI.