Insulti a Salvini, Cassazione conferma condanna per Toscani
Sono costati cari ad Oliviero Toscani alcuni commenti rivolti contro Matteo Salvini pronunciati il 16 dicembre 2014 nel corso della trasmissione di Radio 24 “La Zanzara”.
La Cassazione ha, infatti, confermato la condanna del noto fotografo per diffamazione nei confronti del leader della Lega. I giudici della Quinta sezione penale di piazza Cavour hanno dichiarato inammissibile il ricorso presentato da Toscani contro la condanna a una multa di 8mila euro decisa dalla Corte di Appello di Milano nel novembre 2019.
Nel commentare un servizio fotografico apparso sul settimanale “Oggi” in cui l’ex ministro dell’Interno appariva a torso nudo, sotto le lenzuola e con la cravatta verde, Toscani aveva detto: “Poverino, mi fa un po’ pena. Poverino. Sembra un maialino sotto il piumino. Maialino cicciottello”. Non solo. Perché il fotografo, senza più freni, aveva rincarato la dose tanto che aveva definito il leader della Lega “una p…da due soldi” aggiungendo che “Salvini fa i p…. ai cretini e va benissimo per quello. Fa anche rima”.
Il ricorrente, impugnando la sentenza di condanna emessa nei suoi confronti dalla Corte d’appello di Milano il 27 novembre 2019 e confermativa di quella pronunciata in primo grado nel 2017, sottolineava che le sue parole fossero “prive di idoneità offensiva per la reputazione” della parte civile, dato il “contesto in cui le espressioni erano state proferite” (pronunciate nel corso di una “trasmissione di carattere satirico”) e la “connotazione dello stesso personaggio politico preso di mira, aduso alla provocazione e agli eccessi verbali”. Dunque, secondo la difesa del fotografo i fatti in questione erano “scriminati dalle esimenti della critica politica e della satira”. Inoltre, nel ricorso si lamentava il mancato riconoscimento della non punibilità per “particolare tenuità del fatto”, anche tenuto conto della “entità del danno cagionato alla parte civile, peraltro interamente risarcito”.
Per i supremi giudici “la metafora sarcastica nulla aveva a che fare con la critica graffiante ed irridente di comportamenti, neppure specificatamente indicati, del politico Salvini ma, nella scelta dell’immagine utilizzata e della ‘rima’ denotava l’intenzione di gettare discredito sulla persona stessa del Salvini, dipinta come incline ad offrire in vendita persino il suo corpo agli ingenui elettori del suo partito”. La Cassazione ha, dunque, sottolineato “la mancanza di continenza del linguaggio utilizzato, neppure scusabile sotto il profilo della putatività della scriminante invocata, in considerazione della riscontrata esorbitanza anche rispetto al contesto comunicativo”.
La condanna in primo grado per Toscani era arrivata a luglio 2017. Che il fotografo non “ami” Salvini è cosa nota: nel corso del tempo in più occasioni ha espresso giudizi negativi sull’ex ministro dell’Interno. Quest’ultimo nel 2019 aveva denunciato Toscani per l’epiteto “fascista” pronunciato il 2 agosto dello stesso anno quando era ospite de “La Zanzara”. In quel caso, il pm di Milano Stefano Civardi ha chiesto l’archiviazione.