Marta Cartabia “cancella” Alfonso Bonafede e M5s: non solo prescrizione, il suo credo sulla Giustizia
Certo, è lecito nutrire più di un dubbio circa la squadra di ministri scelta da Mario Draghi. Ce lo avevano annunciato come “il governo dei migliori” e, francamente, non sembra affatto esserlo in molte delle caselle che lo compongono. Ma, altrettanto certo, questo nuovo esecutivo ha l’indiscutibile merito di averci liberato da alcuni personaggi improbabili o imbarazzanti. In ordine sparso: ovviamente Giuseppe Conte e il suo portavoce, Rocco Casalino. E ancora, Lucia Azzolina, il disastroso ministro all’Istruzione dei banchi rotanti. Nessun rimpianto nemmeno per Paola De Micheli alle Infrastrutture. Infine Alfonso Bonafede: addio a “dj Fofò”, il manettaro che aveva preso possesso del ministero della Giustizia. Quest’ultimo, per certo, uno dei cambi più benefici e auspicabili.
Al posto dell’improbabile grillino, in via Arenula, si è insediata Marta Cartabia, la costituzionalista che era stata indicata anche come papabile premier (se non avesse accettato Draghi) e che potrebbe anche prendere il posto dello stesso Draghi se quest’ultimo ascendesse al Quirinale prima del termine del suo mandato da premier. E con la Cartabia al ministero della Giustizia, il cambio di passo è evidente, netto, immediato. Orientata alla ricerca di una giustizia sociale “dal volto umano” che si fondi sulla “funzione rieducativa della condanna” e che rispetti i tempi dei giudizi, “perché i processi troppo lunghi si tramutano in un anticipo di pena”, appara da subito distante anni luce dagli istinti forcaioli del Bonafede armato da Marco Travaglio. Linee guida profondamente differenti rispetto al credo M5s.
Come scrive La Stampa, “è facile immaginare che la Cartabia spingerà per accelerare la riforma della Giustizia perché, ha più volte sottolineato, le lungaggini della giustizia civile sono la zavorra da cui derivano gli scarsi investimenti esteri nel nostro Paese, tema molto caro al premier Draghi”. Ma soprattutto, è siderale rispetto al Bonafede che voleva abolirla la distanza sulla prescrizione: “Che il processo debba avere una ragionevole durata è un principio di civiltà giuridica scritto nelle norme internazionali ed esplicitato nella Costituzione dal ’99”, spiega la Cartabia. Lezione di civiltà, insomma. Tutt’altra musica rispetto a “Dj Fofò”, che ha provato ad accorciare i tempi della giustizia con la proposta di irrigidire i tempi dell’indagine. Ma secondo Cartabia questo si scontra con la “necessità di accuratezza delle prove e alle garanzie per l’imputato”. Insomma, alla Giustizia un ministro che è un altro sonoro schiaffone ai pentastellati. Eppure, pur di non perdere lo strapuntino di potere che gli è stato concesso, i grillini si ingoiano anche questo…