La verità sui numeri di Draghi: così può far partire il governo
Movimento CinqueStelle e Lega, visti i seggi occupati in parlamento, risultano i due partiti determinanti per consentire all’ormai prossimo governo a guida Mario Draghi di partire col vento in poppa.
L’ex vicepresidente e membro del Management Committee Worldwide della Goldman Sachs punta ad ottenere la maggioranza assoluta per evitare sorprese. Per perseguire il suo obiettivo la maggioranza Ursula, termine coniato per identificare le forze politiche che al Parlamento europeo votarono a favore del neo presidente della commissione Ursula Von der Leyen (il Pd, il M5s e i popolari europei, gruppo di cui fa parte Forza Italia), non sarebbe sufficiente.
Il Carroccio ha già dichiarato ed anche ribadito il sostegno a Mario Draghi, mentre i grillini si trovano ancora in bilico a causa delle diverse posizioni assunte dai propri rappresentanti parlamentari: il confronto tra favorevoli e contrari (specie in Senato) sembra ancora aperto. Comunque vadano le cose, tuttavia, è sufficiente l’appoggio o della Lega o del Movimento CinqueStelle per permettere all’esecutivo di partire. L’unica differenza sarebbe ovviamente rilevabile nei numeri: un nuovo sodalizio tra le due parti porterebbe all’ex governatore della Bce un numero di consensi ancora più vasto e piena libertà di agire senza bastoni tra le ruote.
Nel caso in cui il Carroccio ed i pentastellati decidessero ancora una volta di unire le proprie strade, dando per scontati i già acquisiti sì di Partito democratico, Forza Italia, Leu, Italia viva e gruppi minori, la maggioranza sarebbe ampissima, come non mai in questi ultimi anni. Alla Camera Draghi riuscirebbe ad avere dalla sua parte 580 deputati (la maggioranza assoluta è di 316), a palazzo Madama sfiorerebbe i 300 senatori (maggioranza assoluta fissata a 161). Scarni i numeri dell’opposizione, dato che resterebbe solo Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, con 33 deputati e 19 senatori.
Se il Movimento dovesse pronunciarsi contro un esecutivo guidato da Draghi, la maggioranza ci sarebbe comunque. Al Senato raccoglierebbe ben 196 voti, cioè i 63 della Lega, i 35 del Pd, i 52 di Forza Italia, i 18 di Italia Viva, i 6 di Leu, i 2 di Azione – +Europa, i 3 di Cambiamo-Idea, i 10 senatori del cosiddetto gruppo “Europeisti”, i 7 delle Autonomie (che potrebbero salire a 8 se si aggiungesse anche il voto dell’ex Capo dello Stato Napolitano). Se a ciò si aggiunge anche qualcuno del gruppo Misto (una decina di senatori circa), Draghi sfonderebbe quota 200 consensi. All’opposizione resterebbero solo 111 senatori (19 di FdI e 92 del M5S). Alla Camera sarebbero almeno 392 i deputati pronti a sostenere l’ex membro di spicco di Goldman Sachs: 131 della Lega, 93 del Pd, 91 di Forza Italia, 12 di Leu, 28 di Italia viva, 4 di Azione – +Europa, 15 di centro democratico,4 di Maie, 4 delle minoranze linguistiche, 10 di NcI. All’opposizione solo 223 deputati, cioè 33 di FdI e 190 del M5S.