In Lombardia fanno paura le varianti del covid: 128 casi tra inglese, brasiliana e sudafricana
Varianti inglesi, variante brasiliana, variante sudafricana. Da tempo è ufficiale che a far più paura del virus del covid sono le sue mutazioni, alcune delle quali in grado di ‘fregare’ alcuni dei vaccini finora messi in commercio. A fare il punto sulla situazione relativa alle varianti riscontrate in Lombardia ci ha pensato il direttore generale Welfare della Regione Lombardia Marco Trivelli in un’audizione in Commissione Sanità del Consiglio regionale Lombardo.
Fino a lunedì scorso in Lombardia sono stati accertati 128 casi di varianti di Sars-CoV-2: tutte inglesi, una brasiliana e una sospetta ancora da identificare se brasiliana o sudafricana. “È un dato sicuramente di grande attenzione – ha detto Trivelli – e noi oggi emaniamo una circolare con cui invitiamo l’Ats ad adottare alcuni comportamenti nuovi indicati dal ministero che il 31 gennaio ha inviato una sua circolare per prendere atto che le varianti si stanno diffondendo e hanno un indice di trasmissibilità superiore al covid che abbiamo finora conosciuto”.
Trivelli ha spiegato che i casi sono diffusi in tutte le Agenzia di tutela della Salute, ad eccezione di quella di Pavia e che si sta valutando l’ipotesi di “aumentare l’attività di testing con tampone antigenico per la popolazione scolastica. Vediamo se nascerà un provvedimento la settimana prossima in questo senso”, ha detto.
“Le indicazioni che vengono date sono di fare un tampone adesso anche per i contatti di casi fra la terza e la settima giornata, e questo finora era un passaggio non contemplato – ha aggiunto Trivelli – perché i contatti possono stare in quarantena e uscire al decimo giorno in assenza di sintomi. Invece quello che ora prevediamo è che, laddove ci siano state varianti nell’area di residenza, il contatto stretto di caso faccia il tampone al quinto giorno e prolunghi la quarantena fino al 14esimo giorno”.
La variante inglese del covid
Nel caso della variante inglese, a mettere in allarme gli esperti è soprattutto l’elevata contagiosità del ceppo che si è originato a settembre nel Kent e che nel giro di soli due mesi è diventato dominante nel Regno Unito facendo esplodere i contagi e le vittime. Secondo virologi ed epidemiologi questa variante ha un tasso di contagiosità più elevato, ma non è ancora chiaro se sia causa di una letalità maggiore. I vaccini ad oggi in commercio hanno dimostrato una buona efficacia contro la variante inglese, mentre alcuni test condotti su alcuni campioni hanno mostrato una mutazione (chiamata “E484k”) già osservata nelle varianti che hanno avuto origine in Brasile e Sudafrica. Per ora si tratta di pochi casi, ma la circostanza è preoccupante. I ceppi isolati in Sudafrica e in Brasile si sono dimostrati più abili nell’eludere gli anticorpi e dunque potrebbero inficiare anche l’efficacia dei vaccini.
La variante sudafricana del coronavirus
Secondo uno studio condotto dall’università del Witwatersrand (Sudafrica) e dall’università di Oxford il vaccino AstraZeneca si è dimostrato efficace solo al 22% contro le forme moderate della malattia provocata dal ceppo sudafricano. “In questa fase ridotta I/II di test, i primi dati mostra efficacia limitata contro la malattia in fase moderata provocata dalla variante sudafricana B.1.351” ha detto un portavoce di AstraZeneca citato dal Financial Times. “Ma non siamo stati in grado di accertare la sua efficacia contro casi gravi della malattia e nei casi di ospedalizzazione perché i soggetti esaminati erano giovani adulti in salute”. L’auspicio è che il farmaco di AstraZeneca si riveli comunque efficace contro le forme gravi.
Secondo quanto annunciato da AstraZeneca, un nuovo vaccino in grado di proteggere anche contro la variante sudafricana potrebbe essere pronto per l’autunno. Dopo i risultati della sperimentazione, il governo sudafricano ha dunque sospeso l’uso del vaccino AstraZeneca, puntando solo sui vaccini Johnson & Johnson e Pfizer-BioNTech. Per quanto riguarda il farmaco J&J – che ricordiamo richiede una sola iniezione contro le due comunemente richieste dagli altri vaccini – nei trial di fase 3 ha mostrato un’effiacia del 72% negli Stati Uniti e del 57% in Sud Africa, tanto che secondo l’azienda è risultato essere efficace contro le varianti sudafricana e brasiliana del virus SarsCov2. Va da sé però che anche in questo caso con la nuova variante il farmaco si è mostrato meno potente. Come stanno le cose? Secondo l’istituto superiore di sanità, in generale i vaccini contro il coronavirus potrebbero essere meno efficaci per la variante sudafricana e brasiliana del covid. “Al momento i vaccini sembrano essere pienamente efficaci sulla variante inglese – si legge nella pagina delle Faq -, mentre per quella sudafricana e quella brasiliana potrebbe esserci una diminuzione nell’efficacia. Diversi studi sono in corso nel mondo per rispondere alla domanda”.
Galli: la variante brasiliana fa paura
“La variante brasiliana è una cosa pesante purtroppo”. A parlare è Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco e dell’università degli Studi di Milano. “Quello che è capitato a Manaus – sottolinea – mette la pietra tombale sulla strategia di chi ha in mente di far circolare il virus indisturbato per arrivare a un’immunità di gregge a furia di infezioni. A Manaus è accaduto invece che, lasciando girare il virus come gli pare, si è avuta sì una percentuale importante di gente che si è infettata e quindi immunizzata, ma non importante abbastanza per creare una vera barriera. È successo quindi che il virus ha sviluppato la mutazione giusta per tornare a essere in grado di colpire non solo quelli che non aveva ancora infettato, ma in qualche caso a quanto pare anche quelli che si erano già ammalati. È un elemento di notevole preoccupazione”, ammonisce l’esperto.
La variante brasiliana mette a rischio l’efficacia dei vaccini? “Non lo sappiamo ancora”, risponde Galli: “La mutazione 501 alla fine pare di no, ma la 484k, che in un ceppo brasiliano si associa alla 501y, non sappiamo ancora se il vaccino la prende o non la prende e credo che verificarlo sarà il primo lavoro che faranno alla Pfizer. Le mutazioni virali emergono casualmente – ricorda lo specialista – ma se sono vantaggiose, la ‘prole'” del primo virus in cui compare “la mantiene” e questo sembra essere il caso. “Arrivasse mai una buona notizia”, ha chiuso Galli.