Di Maio vuole una poltrona. Democrat e Iv stoppano la corsa al seggio di Conte
Lo «schema di Beppe», così lo chiama un eminente pentastellato, è difficile. Eppure nel M5s ci sperano.
Luigi Di Maio ministro, Conte leader e deputato. Anche perché da quelle parti è tornato di moda il dualismo tra l’ex capo politico e il premier uscente. E allora, che fare dell’ex avvocato del popolo italiano? Beppe Grillo all’inizio ha tentato di convincere lui e Mario Draghi a farlo entrare nel nuovo governo. Magari affidandogli il fanta-ministero per la transizione ecologica. Ma Conte non è stato entusiasta della cosa. Meglio giocare in un ruolo tutto politico, con l’obiettivo di fare il candidato premier alle prossime elezioni. Da qui nasce l’improvvisata durante l’ultima assemblea grillina su Zoom. Ed ecco l’idea di far candidare Conte nel collegio uninominale di Siena alla Camera per occupare il posto lasciato vuoto dall’ex ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, diventato presidente di Unicredit. La notizia trapela da ambienti zingarettiani, ma Beppe è ben contento della soluzione. Anche perché bisogna trovare una sistemazione per l’ormai ex presidente del Consiglio. In uno schema che vedrebbe Conte protagonista della politica con uno scranno a Montecitorio e un ruolo nel M5s e Di Maio ministro nel governo Draghi.
«Nei prossimi mesi non sarà facile tenere insieme Conte e Di Maio», profetizzano dal M5s. Allo stesso tempo, è tutt’altro che semplice realizzare il progetto immaginato da Grillo per far convivere i due galli nello stesso pollaio. Primo ostacolo: i renziani e il Pd. L’ipotesi di Conte candidato a Siena ha provocato la reazione delle correnti ex renziane dei dem. Dalla Toscana risponde Dario Nardella, sindaco di Firenze, che governa con l’appoggio di Italia Viva. «I territori non possono essere sempre ignorati con candidature calate dall’alto», dice Nardella auspicando una candidatura di Conte a sindaco di Roma, poco gradita però dal premier uscente. Muro di Maria Elena Boschi, aretina e capogruppo di Iv a Montecitorio: «Il destino personale di Conte francamente non è la priorità, prima vengono i 60 milioni di cittadini italiani». Il Pd toscano stronca sul nascere la candidatura di Conte. Il segretario dem Nicola Zingaretti, colto in fallo, promette: «Le alleanze si decidono nei territori, nessuna volontà di imporre dall’alto nulla». E in serata è lo stesso Conte a sfilarsi: «Nessuno me l’ha mai chiesto né mi sono mai proposto», dice all’Adnkronos.
Sembra complicato anche per Di Maio il tris in un ministero, nonostante sia questo l’obiettivo del Garante per liberare Conte dall’ostruzionismo dei «dimaiani» nel M5s. La convivenza tra i due è un groviglio. In uno scenario dove Conte andrebbe a occupare per forza un posto nel futuro direttorio a cinque, dato che non c’è più la figura del capo politico. A questo proposito, l’entourage del premier uscente smentisce le ricostruzioni giornalistiche secondo cui Conte avrebbe chiesto a Grillo di non far votare la modifica dello Statuto M5s in senso collegiale, con l’obiettivo di diventare il leader grillino. Sull’organo collegiale si vota fino alle 12 di oggi. Ma comunque bisogna sciogliere il groviglio.DDS