“È vietato pure passeggiare…” Ecco la “fabbrica” degli scippi degli immigrati

Il tragitto dal lavoro a casa si percorre a passo svelto e guardandosi continuamente le spalle. Al Pigneto, quartiere romano famoso per i locali alla moda e la movida, da qualche settimana la quotidianità di residenti e commercianti è scandita dalla paura.

Tanto che sul web, dopo il tentato scippo ai danni di un’anziana, è spuntata anche una petizione per chiedere più sicurezza.

“Purtroppo da più di qualche giorno nel quartiere è un proliferare di microcriminalità: tra furti in casa e scippi in strada ai poveri malcapitati a tutte le ore del giorno e della notte si ha paura di uscire di casa anche solo per passeggiare”, scrive chi abita in zona, lanciando un appello alle istituzioni. Stando a quello che si legge sui social, soltanto lo scorso 31 gennaio nelle vie del rione, le stesse che hanno fatto da set ai film di Pasolini, ci sarebbero stati almeno quattro scippi. A colpire, secondo i racconti dei protagonisti, uno straniero in sella ad una bici nera, con abiti scuri e il volto coperto da cappuccio e mascherina.

Lo stesso che potrebbe aver colpito anche con l’aiuto di un complice. Una ragazza derubata la scorsa settimana in via del Pigneto, all’angolo con via Castruccio Castracane, denuncia di essere stata “aggredita da due ragazzi di colore” che “si sono intascati i soldi, il telefono e le airpods”. “Le donne sono le più colpite”, ci dice un commerciante di zona che ci conferma come il quartiere ormai sia diventato terra di conquista per gruppi di balordi.

“L’altro giorno un uomo africano ha seguito una ragazza fin dentro il mio locale e appena mi sono allontanato dalla cassa le ha sfilato il cellulare dalla tasca”, ci racconta. “La situazione – dice allargando le braccia – ormai è insostenibile, il quartiere è invaso da sbandati e pusher. Noi stiamo pensando di trasferirci”. Questo però non è l’unico problema della zona. “Spacciano e si ubriacano, sono tutti stranieri, gente che viene qui senza una prospettiva e che si ritrova a dover commettere reati per sbarcare il lunario”, si sfoga un anziano che ha appena acquistato il giornale in edicola. Pigneto, i residenti: “Abbiamo paura anche ad uscire”Pubblica sul tuo sito

Gruppi di ragazzi stranieri che bivaccano si vedono ai lati di ogni strada. E passeggiando per le vie del quartiere scopriamo che sono molti i negozianti che hanno scelto di anticipare l’orario di chiusura per evitare di correre rischi. “Qui il coprifuoco scatta già alle 18, quando chiudono i bar e la maggior parte delle attività, le strade sono buie e percorrerle da soli è pericoloso”, ci dice la titolare di una bottega di alimentari. Anche lei, di recente, è stata derubata della borsa mentre scaricava la merce dall’auto al suo negozio.

Una decina di giorni fa, ad un’altra ragazza, è stato sottratto il cellulare mentre stava rientrando a casa in via Ascoli Piceno. È una delle strade che i residenti indicano come più pericolose assieme a via Fanfulla da Lodi. Qui, un vecchio rudere abbandonato, al civico 38, è diventato il quartier generale di un gruppo di stranieri. Due giorni fa c’è stata l’ennesima retata. Ma i vicini assicurano che chi frequenta quello stabile fatiscente è già tornato a portare avanti i suoi traffici come se nulla fosse.

“È una settimana che vengono, fanno piazza pulita e loro tornano lo stesso”, ci spiega un uomo che abita qualche civico più in là. “Il viavai di chi viene qui ad acquistare droga è continuo. Arrivano da tutti i quartieri di Roma, non ne possiamo davvero più”, si lamenta. Secondo Massimo Improta, dirigente dell’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico della Questura, che incontriamo nel suo studio all’interno della Sala Operativa, i reati negli ultimi mesi in realtà sono diminuiti. Ma la percezione di insicurezza no.

“La visibilità che pusher e malintenzionati hanno in questo periodo all’imbrunire è massima e quindi questo può far percepire ai cittadini un incremento di delittuosità, che però non ci risulta”, ci spiega. Il quartiere, assicura Improta, è sorvegliato speciale delle forze dell’ordine. L’appello, quindi, è di denunciare tutti gli episodi che avvengono, per aiutare gli investigatori ad accendere un ulteriore faro. “Basta anche una segnalazione fatta al telefono o tramite la YouPol, una app gratuita che garantisce l’anonimato”, spiega il dirigente di polizia. “Per noi – conclude – si tratta di informazioni preziosissime che ci permettono di essere sempre più presenti al fianco delle persone”.

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