Arcuri nella bufera, fioccano le accuse: «Ha buttato via un miliardo di euro per le mascherine»
Domenico Arcuri sotto il riflettori per la gestione dell’emergenza. L’inchiesta sulle mascherine cinesi rischia di travolgere l’intera macchina di gestione della crisi pandemica. Alcuni imprenditori italiani esclusi dalle gare fanno sentire la loro voce. Come scrive il Giornale «lo scenario si apre a marzo dello scorso anno, quando molti imprenditori italiani si offrono di fare da mediatori con le aziende produttrici cinesi per portare le mascherine in Italia. Mentre tutti gli altri Paesi si rivolgono al governo cinese, che garantisce qualità e affidabilità dei prodotti, l’Italia gestisce tutte le richieste, su ordine del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, attraverso l’ambasciata di Pechino».
Arcuri, occhi puntati sulle mascherine
Il nodo della vicenda sta tutto nel criterio di commercializzazione delle mascherine. Il Giornale riporta le voci di alcuni imprenditori. Uno di questi, Giovanni Conforti è proprietario della Yakkyo srl, che da anni lavora con la Cina. Conforti ha presentato sei tipi di mascherine. «Inspiegabilmente – scrive il Giornale – alcuni dei modelli sottoposti a Inail, identici a quelli portati da altre aziende, non vengono approvati. Viene dato l’ok a due modelli dopo il riesame». L’imprenditore chiarisce al quotidiano milanese, «successivamente abbiamo presentato due ricorsi al Tar per il diniego. E un ricorso per risarcimento danni».
La testimonianza di un imprenditore
C’è poi il racconto di un altro imprenditore. Il viareggino Pier Luigi Stefani spiega di essersi speso per piazzare mascherine provenienti dalla Corea, Paese in cui ha lavorato per oltre dieci anni. «Ho scritto a numerosi soggetti – dice al Giornale – compresi Estar Toscana, Assolombarda, Regione Campania. Ma ogni volta chiedevano un sacco di certificazioni. Impossibile piazzare le mascherine. Io lo facevo perché vedevo gente morire, medici e infermieri disperati, il mio scopo non era guadagnare».
L’accusa: «Hanno buttato via oltre un miliardo di euro»
E poi ancora. «Il tipo di mascherina – puntualizza Stefani – che proponevo era sicura e acquistabile a 70 centesimi a pezzo. Attraverso il sistema Arcuri ne sono state acquistate anche a 6 euro. Hanno buttato via oltre un miliardo di euro che sarebbe potuto servire ad aiutare le aziende».