Roma, poliziotta picchiata: “Avevo il sangue dappertutto. Quel ghanese non si fermava..”
Se l’è vista davvero brutta la poliziotta che a Roma è stata picchiata per aver difeso una madre e i suoi figli da un uomo in evidente stato di agitazione. Intervistata da Il Messaggero, Rosangela Marzo, 35 anni, agente scelto della Polizia di Stato, ha raccontato quanto avvenutole nella Capitale.
Per aver protetto dei cittadini si ritrova adesso con il setto nasale rotto, diversi ematomi e uno zigomo gonfio.
La poliziotta continuerà a uscire per strada
La poliziotta non ha avuto un attimo di indecisione quando ha visto un uomo di 43 anni, Adam Hebib, ghanese pluripregiudicato con decreto di espulsione a carico, e adesso dietro le sbarre, aggredire una mamma con i suoi tre figli. Non ha avuto paura perché, come lei stessa ha tenuto a sottolineare, anche questo fa parte del suo lavoro. La delegata sindacale del Silp Cgil, che si trova da cinque anni in Polizia, dopo essere stata nell’esercito, e aver avuto anche un passato da soccorritrice, ha raccontato che fatti simili le erano già capitati altre volte e che non ci si può spaventare per questo. “Certo, un po’ di shock c’è, non sto benissimo, devo fare un’operazione. Ma non cambierà niente, continuerò a uscire per strada” ha asserito la poliziotta, che ha quindi raccontato cosa è realmente accaduto.
“Siamo intervenute io e una mia collega del Commissariato Sant’ Ippolito alle 11,30 del mattino, al Collatino. Diverse persone avevano chiesto aiuto per via di uno straniero che picchiava e urlava come un pazzo” e, dopo aver provato a fare ragionare l’uomo, cercando di convincerlo ad allontanarsi dagli altri passanti, la Marzo si è accorta della presenza di una madre molto spaventata, con tre bambini e un passeggino.
Un pugno in pieno volto: “Avevo sangue dappertutto”
Il ghanese era davanti a loro con la chiara intenzione di volerli aggredire e prendere a calci. A quel punto l’agente si è messa in mezzo facendo da scudo alla famigliola. Proprio in quel momento lo straniero le si è avventato contro sferrandole un pugno al viso e uno schiaffo. “È stato un dolore fortissimo, avevo sangue dappertutto. Ho cercato di non svenire. La mia collega è giovanissima e da poco in Polizia, da sola non poteva certo contrastare quell’uomo grande e grosso che non ragionava proprio. Sono dovuti arrivare altri cinque agenti per fermarlo” ha spiegato la donna che ha precisato di non aver mai pensato di tirare fuori la pistola. “Mai in una situazione così. Lui ha anche cercato di prendermela, ma l’ho bloccato. Il problema è che, davanti a una persona con disturbi psichici evidenti, usare qualsiasi tipo di arma può essere controproducente. Lo spray al peperoncino può agitarlo ancora di più, e poi, quando si usa bisogna fare una lunga relazione al ministero. La pistola si tira fuori solo se chi hai davanti ti minaccia con un’altra pistola, altrimenti mai”. Uno strumento che avrebbe magari aiutato, il taser, non è più in dotazione perché gli avvocati hanno dimostrato che può fare male a soggetti cardiopatici.
La poliziotta ha comunque fatto capire che chi entra in Polizia è preparato tramite dei corsi, adesso online a causa del Covid, a gestire tali situazioni. E l’esperienza sul campo è sicuramente il modo migliore per controllare certi soggetti pericolosi. Alla domanda se le donne rischiano più degli uomini, la 35enne è certa della sua pronta risposta: “Assolutamente no. È solo una questione psicologica. Non è tanto se prendi uno schiaffo o un pugno, ma come reagisci. Questo lavoro si fa per passione, non per lo stipendio che ti danno a fine mese. Io posso prendermi le cose peggiori, le aggressioni, i pericoli, ma so che se li prendo io li evito agli altri, e questo è il mio obiettivo principale”. Obiettivo che sembra avesse fin da piccola, quando voleva proteggere gli altri.
Quartieri difficili da controllare
Fortunatamente come donna non è mai stata discriminata sul lavoro e dove opera non vi è maschilismo: tutti sono trattati allo stesso modo. Da considerare anche che le zone di competenza del suo Commissariato, quello di Sant’Ippolito, non sono molto facili da controllare: “Si va dalla Tiburtina a Casal Bertone, Pietralata, Santa Maria del Soccorso. Non sono il Centro o i Parioli. Qui si fanno i conti con realtà più complicate”. Per fare il suo lavoro la Marzo non ha neanche dovuto rinunciare a nulla, suo marito è un militare dell’esercito ed entrambi sanno bene quali rischi corrono ogni giorno. Tutti gli agenti sono ben consci dei pericoli, tanto da salutarsi ogni mattina, in modo anche scaramantico, augurandosi di tornare. Alla poliziotta eroe sono arrivati gli elogi del viceministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, che ha ribadito ferma condanna per l’aggressione e ringraziato “ancora una volta le donne e gli uomini delle Forze dell’ordine per il quotidiano gravoso impegno sul territorio, anche in questi mesi segnati dall’emergenza sanitaria Covid-19, a tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza dei cittadini”.
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