Mascherine fantasma, nelle casse del Lazio un buco da 13 milioni
“Per il complesso delle somme dovute dalla società Ecotech è stato proposto ricorso per l’emissione di decreto ingiuntivo e sono state ad oggi recuperati complessivamente 1.746.000 euro”. È quanto affermato ieri in Consiglio regionale da Alessandra Sartore, assessore al Bilancio della giunta Zingaretti.
Stiamo parlando del caso delle mascherine fantasma. Tre commesse dal valore complessivo di quasi 36 milioni di euro per la fornitura di milioni di Dpi per i sanitari impegnati a combattere la prima ondata della pandemia, per cui la regione, lo scorso marzo, aveva versato un anticipo di 16,6 milioni di euro.
Peccato che soltanto una piccola parte dei dispositivi ordinati, due milioni di mascherine chirurgiche, siano stati consegnati, e pure in ritardo. Le forniture di FFP2 e FFP3, invece, non sono mai arrivate a destinazione. Eppure, secondo quanto fa sapere l’assessore al Bilancio, rispondendo ad un’interrogazione presentata dal capogruppo della Lega, Angelo Tripodi, finora la Regione non è ancora riuscita a recuperare oltre 13 milioni di euro dell’anticipo versato nelle casse dell’azienda. ”Lo scandalo delle mascherine fantasma – è il commento del consigliere leghista – ha prodotto un buco di milionario nelle casse della Regione Lazio”. “Mancano all’appello – va avanti – 13.494.400 euro. Le polizze erano una presa in giro e a 11 mesi dalle commesse la Regione non ha nulla in mano”.
Sempre riguardo le ditte inadempienti che dovevano fornire dispositivi anti-contagio, il capogruppo del partito di Matteo Salvini alla Pisana accusa l’ente di non aver applicato “le penali a molte aziende, alcune delle quali erano inattive, vendevano lampadine, o addirittura prodotti per il benessere sessuale”. Penali che, secondo i calcoli del leghista, dovrebbero ammontare in totale a 7 milioni di euro.
L’assessore al Bilancio, però, fa sapere come finora “nei confronti della società Ecotech oltre alla richiesta di restituzione degli acconti versati sono state applicate penali per complessivi 320.000 euro e 730.000 euro, a titolo di esecuzione in danno”, “nei confronti della società Internazionale Biolife, per 2.740.000 euro” e che “nei confronti della European Network non si tratta tecnicamente di penali, ma di un conguaglio di quanto effettivamente dovuto sulla base della merce effettivamente consegnata”. Una cifra inferiore, quindi, a quella stimata dal capogruppo leghista, che fa presente come dovrebbero essere addebitati 10mila euro per ogni giorno di ritardo.
“Ci sono ancora troppe ombre sulle ditte ritardatarie nelle consegne: dalle penali non applicate a quelle non saldate”, osserva Tripodi che per questo invoca “l’istituzione di una commissione d’inchiesta” sulla vicenda. A commentare le parole dell’assessore è anche Chiara Colosimo, che lo scorso 7 aprile aveva presentato la prima di una serie di interrogazioni sul caso delle mascherine fantasma.
“Nelle casse della regione di Zingaretti mancano in fondo ‘solo’ più di 12 milioni di euro, ma tutti i responsabili continuano ad essere saldamente ai loro posti, capo della protezione civile regionale in testa”, denuncia la consigliere di Fratelli d’Italia. “La pandemia – attacca – ci ha insegnato che presunti imprenditori senza scrupolo riescono a fare affari più facilmente”. “Mi pare che l’unica notizia positiva – conclude – sia la notifica delle proroga delle indagini preliminari. I soldi da qualche parte saranno transitati, i cittadini del Lazio attendono fiduciosi risposte certe almeno dalla Giustizia”.