La nostra casa ora è in pericolo Arriva la “mazzata” del catasto
La riforma del catasto inizia a muovere i primi passi e le preoccupazioni che le tasse sulla casa possano aumentare in modo “vertiginoso” diventano sempre più concrete.
Tra pochi giorni entrerà in vigore il nuovo software dell’Agenzia delle entrate con cui verranno custoditi gli atti e gli elaborati catastali registrati nel sistema informativo del fisco. Si tratta di un archivio integrato sulla casa, ma dopo che SIT (Sistema integrato del territorio) avrà mappato tutti gli immobili si partirà con la riclassificazione del loro valore; ciò vuol dire aumento di Imu, Irpef e imposte di registro.
Nel provvedimento n. 20143 del 26 gennaio 2021, l’Agenzia delle entrate oltre a disciplinare le consultazione di atti e elaborati catastali – sia presso gli uffici dell’Agenzia, sia per via telematica – e le modalità di accesso telematico alla base dei dati catastali da parte dei sistemi informatici delle pubbliche amministrazioni, ha disposto anche una nuova disciplina riguardante le modalità di visura, ed è qui che nasce il dubbio che, il secondo step, possa essere rappresentato da una riclassificazione del valore della casa.
È già da qualche mese che le “voci” si rincorrono diventando sempre più insistenti secondo cui una parte del Pd e di Leu starebbero pensando di aumentare le tasse sul patrimonio, tra cui la casa, per aumentare le entrate dell’erario.
Come riportato in un articolo de IlGiornale.It, la camera aveva bloccato (anche con il voto contrario di buona parte della stessa maggioranza) un provvedimento con cui si sarebbe impegnato il governo “a inserire in prossimi provvedimenti legislativi una riforma delle imposte patrimoniali oggi vigenti”; si trattava, in sintesi, di una nuova patrimoniale che avrebbe colpito anche la prima casa se raggiunta, per il nucleo familiare, una determinata soglia di patrimonio.
Sembrava che, soprattutto in questo momento di tribolazioni politiche, l’idea fosse stata ‘messa da parte’ (almeno per il momento) ma, a quanto pare, non è stata del tutto abbandonata, e ciò che è “uscito dalla porta” (patrimoniale de facto) è “rientrato dalla finestra” (intervento sul catasto).
Così che la tassazione sulla casa passi attraverso una riforma del catasto sembra, oramai, una possibilità tutt’altro che remota; difatti, basterebbe un semplice aumento della base imponibile mediante specifici moltiplicatori delle rendite catastali a comportare una sensibile lievitazione di quanto gli italiani si troveranno a dover pagare sulla casa.
Come evidenziato in un articolo de La Verità, da quando nel 2012 sono entrate in vigore le nuove basi imponibili i proprietari degli immobili chiamati al pagamento si trovano a sborsare, in media, 22 miliardi – contro i 9,7 di media pagati ai tempi dell’Ici – che fanno 200 miliardi di tasse in otto anni. La tassazione sul mattone nel nostro Paese vale circa l’1,5% del Pil, quindi una semplice variazione (cioè un aumento) potrebbe rappresentare una “boccata di ossigeno” per le casse dello Stato ma una vera “batosta” per i contribuenti. Basterebbe il raddoppio degli estimi per fare aumentare le imposte di registro e l’Irpef che si applica sulle abitazioni diverse dalla prima casa che si trovano nel Comune di residenza.
E poi Bruxelles da tempo spinge sul nostro Paese per reintrodurre l’Imu sulla prima casa ma politicamente – almeno se fatta ‘pubblicamente’ – potrebbe essere ‘fatale’, ma nulla osta al fatto che si possa tentare di farla rientrare attraverso la patrimoniale di cui scritto sopra: non si tassa direttamente la casa ma il patrimonio complessivo a cui l’immobile di proprietà, però, ne costituisce una parte decisiva e quindi, nei fatti, si tassa la casa.