La zona rossa? Vale solo per gli italiani: invasione fuori controllo, ecco quanti sbarcano in Sicilia. Cifre-choc
Sono clandestini e molti sono minori non accompagnati, ci sono donne incinte, neonati, vengono da paesi dove la positività Covid è mediamente più alta del 40 per cento della nostra e vengono a cercare lavoro in un Paese dove il lavoro non c’è (non ora) ma soprattutto vengono fatti sbarcare in cosiddetta zona rossa: beh, almeno – simbolicamente – multateli. Almeno – politicamente – non diteci che un governo che autorizzi tutto questo non dovrebbe cadere e basta. Oh, ma avevamo dimenticato la cronaca. In Sicilia, davanti al porto di Augusta in provincia di Siracusa, è arrivata con 373 clandestini la «Ocean Viking» (gruppo «Sos Mediterranee»).
I migranti sono stati «tratti in salvo dopo un naufragio» e sono state seguite le procedure per il trasbordo degli adulti sulla nave quarantena Snav Adriatico, come stabilito nei protocolli per il contenimento del Covid, mentre sono stati subito sbarcati a terra – quanti? – 120 minori non accompagnati, 21 tra neonati e bambini inferiori ai quattro anni, mentre – riferisce l’ong – i minori non accompagnati sono complessivamente 165, e cioè l’80 per cento. Il prefetto, che si chiama Giuseppina Scaduto, ha detto che questa gente sarà sottoposta a tamponi rapidi e trasferita nelle strutture di accoglienza. E che altro poteva dire? Che avrebbero fatto i temponi lenti? Che li avrebbero trasferiti nelle strutture di respingimento?
Resta da capire perché lo sbarco dei clandestini sia stato assegnato proprio a una regione «rossa», e perché l’unico porto sicuro del Mediterraneo sembri essere sempre un approdo siciliano. È il governo italiano a decidere, per farla breve: anche perché gli altri rifiutano. Lo sbarco siciliano non è stata una scelta della Ocean Viking (non direttamente, cioè) la quale per due volte si era rivolta ai Centri di coordinamento italiano e maltese prima di ricevere l’assegnazione appunto ad Augusta, Sicilia. Malta se n’è apertamente fregata. Lo sanno tutti come va, e lo sapeva anche l’Ocean Viking che era partita da Marsiglia l’11 gennaio, e pochi giorni dopo già si trovava vicino alle acque libiche che sono la rotta centrale dell’immigrazione: lì basta aspettare.
Si intercetta, si procede al salvataggio, parte l’offensiva mediatica per chiedere un porto (in genere si fa presente che il meteo sta peggiorando) e spunta subito la Sicilia. Per questo il presidente della Regione, Nello Musumeci, si è incazzato: «Appare azzardata e non prudente la scelta del governo di autorizzare proprio in Sicilia, zona rossa, l’approdo dell’Ocean Viking con 373 migranti a bordo. Ho sentito il prefetto e il direttore generale dell’azienda sanitaria provinciale che mi hanno assicurato il tampone rapido su tutti, minori e adulti; i minori non accompagnati saranno condotti in provincia di Agrigento, gli adulti saranno trasferiti sulla nave «Mediterranea» ormeggiata in rada ad Augusta per la quarantena. Presto incontrerò il ministro dell’Interno per sollecitare l’avvio delle promesse iniziative sui migranti, finora inattuate. Non si può aspettare l’avvio dell’estate per riportare tensione e contrasti».
Anche perché, oltre allo sbarco, è sempre siciliano o italiano anche il luogo di redistribuzione dei migranti: altro che accordi di Malta. Quello di ieri è stato il secondo maxi sbarco del 2021, dopo l’approdo dei 265 a bordo della «Open Arms» (francese, ovvio) a Porto Empedocle (Sicilia, ovvio) con Malta che se n’è fregata (ovvio). Si mormora che la ong italiana «Mediterranea Saving Human» (con promotore l’ex No global Luca Casarini) stia costruendo una supernave da mille posti con droni e visori notturni. Sarebbe una delle poche cose che si sta costruendo in Italia.
Intanto la «Sos Mediterranee» ha manifestato «sollievo» per lo sbarco, anche perché il meteo era cattivo. Singolare, in effetti, che al largo del canale di Sicilia non ci sia mare piatto a gennaio. Luisa Albera, coordinatrice dei soccorsi a bordo dell’Ocean Viking, ha detto che sono stati segnalati respingimenti illegali da parte della guardia costiera libica e che i sopravvissuti hanno fatto racconti raccapriccianti circa il trattamento subito in Libia. Ha invocato un coordinamento dei soccorsi a guida statale per il Mediterraneo centrale, aggiungendo che se ne sta occupando solo la «società civile» (loro) mentre gli Stati membri dell’Unione europea dovrebbero trovare una soluzione.
Comunque i 373 clandestini sono arrivati da quattro gommoni che sono stati soccorsi in tre diverse operazioni nell’area libica tra giovedì 21 e venerdì 22 gennaio. Le navi sono state segnalate da aerei come Moonbird (gruppo «Sea Watch») e Colibri II («Pilotes Volontaires») mentre un’altra l’hanno avvistata direttamente quelli di «Sos Mediterranee», col binocolo. Sono organizzati. E sfruttano questo momento difficile. A Lampedusa ci sono stati altri due sbarchi in otto ore con 120 migranti: un primo gommone con 45 persone intercettato nottetempo dalla guardia costiera, attorno alle 9 poi ha attraccato una seconda barca con 75 migranti raccolti nel canale di Sicilia da un’altra ong. Nel complesso, non è tanto la Sicilia a essere zona rossa – nella considerazione delle ong – ma è l’Italia a essere zona scema.