Meloni: io al governo? Mi ci manderanno gli italiani, non gli inciuci di palazzo

Giorgia Meloni continua a invocare le elezioni e, in un’intervista a Libero, sottolinea che se “la vecchia maggioranza era debole e raccogliticcia”, la nuova potrebbe risultare persino peggiore.

Il convegno di Vox a Barcellona

Reduce dal convegno internazionale organizzato dai patrioti spagnoli di Vox a Barcellona, Meloni dice di puntare alla “costruzione di un’alternativa conservatrice europea e occidentale rispetto alla classe dirigente dominante, sempre con l’obiettivo prioritario di mettere al centro l’interesse dell’Italia”.

Meloni: il sovranismo è vivo e vegeto

Il sovranismo, avverte ancora la leader di Fratelli d’Italia, è ancora vivo e vegeto, nonostante le ombre di Capitolo Hill. «L’amore di Patria, il sentirsi parte di una stessa cultura, il senso religioso, il rispetto per il piccolo, l’etica del lavoro e della responsabilità, la famiglia come luogo degli affetti e dell’educazione, la libertà della persona: sono valori eterni e non un incidente della storia o una deriva populista come vorrebbero i globalisti. Chi difende questi valori non accetta che siano le consorterie dei non eletti a stabilire chi abbia diritto a governare. E’ esattamente su questo che l’attuale Europa mostra i suoi limiti».

Meloni dice di aspettarsi dall’Europa “un piano pandemico continentale e una politica comune sull’immigrazione, non soltanto i regolamenti che stanno trasformando il Recovery in un altro Mes. La mia è politica, non è populismo».

Meloni: l’unica via è il voto anticipato

Quanto alla crisi del governo Conte la via è quella di  “libere elezioni per un nuovo governo. Anche cambiando l’ordine degli addendi nell’attuale maggioranza, non ci sarà mai un blocco coeso e numericamente forte. Ci sono scelte coraggiose da fare: dove e come destiniamo i soldi del Recovery Fund? I giallorossi hanno speso 150 miliardi di euro in 10 mesi senza risultati apprezzabili, e adesso qualcuno dovrebbe spiegarmi come faranno con soli 44 miliardi in due anni, che sono i soldi a fondo perduto, quelli veri. Ripeto: l’unica via è il voto anticipato con una nuova maggioranza che abbia numeri, visione e coraggio per governare 5 anni”.

Le elezioni sono possibili, non si usi la scusa della pandemia

La pandemia non è certo un ostacolo: «Non mi si dica che è impossibile andare alle urne per motivi sanitari, perché è un’idiozia. Numerosi Paesi occidentali stanno andando al voto o ci andranno nei prossimi mesi, dal Portogallo all’Olanda, dalla Germania a Israele. Oltretutto il governo ha appena approvato un decreto per fissare entro maggio le amministrative e le eventuali suppletive: se posso votare per il sindaco a Roma, Milano, Napoli e Torino o per un collegio qualsiasi, perché non potrei scegliere i miei nuovi rappresentanti in Parlamento? »

Meloni: i Cinquestelle mi fanno pena, ridotti a abbracciare Mastella

Il ricorso ai responsabili la fa ironizzare sul M5S: “Provo pena per il movimento di Grillo che è passato dal “riveder le stelle” a riveder Mastella. Eppure non considero lo scenario del voto così peregrino: il quadro politico può disporsi in modo positivo. In fondo anche Conte preferirebbe andare alle urne, piuttosto che vedersi sostituire da Franceschini”. Quanto alla possibilità di appoggiare un governo istituzionale la risposta è netta:  «Al governo mi ci manderanno gli italiani, non gli inciuci di palazzo. Su questo punto la coalizione mi sembra compatta.

Democrazia messa in pericolo dalle consorterie private

Infine, ci sono gli effetti della pandemia. L’intervistatore, Alessandro Giuli, fa notare che all’emergenza sanitaria si è intrecciata un’inedita torsione ideologica. La destra un tempo parlava di polizia del pensiero unico. «Stanno accadendo cose – tira le somme Giorgia Meloni- che fino a tre anni fa avremmo detto impossibili, fantascientifiche. Un signore ti dice se puoi uscire di casa. I social media ti escludono sulla base di algoritmi costruiti ad arte. Paypal ti caccia dalla piattaforma per punire il tuo dissenso. Ristrette nomenclature non elette riunite in società private, con fatturati superiori al Pil d’intere nazioni, decidono sulla democrazia arbitrariamente. E la cosa spaventosa è che, come sempre, quelli che considerano tutto ciò accettabile se non pure auspicabile sono gli stessi che si fanno chiamare democratici».

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