Un’altra grana per Conte, l’inchiesta sulle chat con la Juventus inguaia la ministra De Micheli
Comunque andrà la crisi di governo Paola De Micheli è quasi sicura di lascare la poltrona da ministro dei Trasporti e Infrastrutture. Al di là della sua gestione controversa del dicastero, è esploso come un bubbone il caso dell’esame per la cittadinanza del calciatore Suarez. Una grana che coinvolge pesantemente la ministra dem e la Juventus. In particolare il suo direttore generale, Fabio Paratici, amico d’infanzia della De Micheli.
Il 3 settembre la telefonata di Paratici alla De Micheli
Lo stesso Paratici è indagato per false dichiarazioni ai pm per aver negato di aver interessato la ministra. Oggi sui giornali sono spuntate nuove prove. Agli atti ci sono nove telefonate e sette messaggi WhatsApp della ministra per riuscire a garantire al calciatore uruguaiano il passaporto italiano. Secondo Repubblica, nei tabulati della sua utenza, i finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Perugia hanno trovato due chiamate a Frattasi tra il 3 e il 4 settembre, altre tre telefonate (due il 4 settembre, una l’8) a un numero fisso del Dipartimento di Pubblica sicurezza del ministero, tre contatti con un altra utenza intestata al ministero successivi all’esame (il 28 settembre, il primo e il 5 ottobre).
Paola De Micheli viene chiamata il 3 settembre da Fabio Paratici, il responsabile dell’area tecnica della Juventus. I due, entrambi di Piacenza, sono amici da tempo. “Non avendo conoscenza della procedura specifica ho chiamato il capo di gabinetto del ministero dell’Interno, Bruno Frattasi, per anticipargli che sarebbe stato contattato da un dirigente della Juve che aveva bisogno di avere informazioni necessarie per completare la pratica per il riconoscimento della cittadinanza italiana di Suarez”.
Come riporta Repubblica, dopo la chiamata di Paratici, sul telefonino della ministra arriva via whatsapp tutta la documentazione necessaria per riavviare la pratica Suarez e portarla a completamento: la domanda di cittadinanza, il primo rigetto del ministero, il passaporto spagnolo del calciatore e alcuni certificati di buona condotta rilasciati da autorità straniere.
Le chat pubblicate da Repubblica
La De Micheli contatta il capo di gabinetto del Viminale, il prefetto Bruno Frattasi, che contatta via Whatsapp alle 11.34 di mattina.”So che oggi sei in giro. Ma la Juventus mi chiede notizie di questa richiesta di cittadinanza. Mi aiuteresti?”. Gli invia alcuni dei documenti ricevuti da Lombardo. “Appena arrivo a Roma mi attivo”, risponde il prefetto.
De Micheli: “Possiamo supportarli? E’ un calciatore che interessa alla Juventus”
Alle 17.14 Frattasi le inoltra un messaggio di uno dei suoi collaboratori. E aggiunge: “Se, come credo, vogliono riproporre una nuova istanza di concessione, possiamo supportarli”. La De Micheli cita la Juventus: “Trattasi di un giocatore che la Juve vuole comprare. Non ha fatto l’esame perché sta da 11 anni in Europa. Ma non lo ha scritto nella domanda. Quindi mi consigli di mettere in contatto la Juve con un tuo dirigente x accelerare???”. Frattasi è disponibile. “Sì, indirizzali anche a me, poi ci penso io”. La ministra indica l’avvocato Luigi Chiappero, avvocato della Juventus. Sarà lui a occuparsi di tenere i contatti col Viminale per avere informazioni sullo stato di avanzamento della pratica.
Il resto è cronaca. Con l’esame farsa e poi le indagini della Procura della Repubblica di Perugia che hanno fatto luce sulle procedure. Inoltre, a quanto pare, l’accordo per il calciatore si chiuse il 30 agosto, poi Paratici, chiedendolo all’agente, si accorse che Suarez non aveva il passaporto europeo. Lui era convinto del contrario avendolo letto “sui siti specializzati”. Da quel momento, la corsa contro il tempo con il finale imprevisto. Saranno i giudici di Perugia a stabilire se la De Micheli ha agito nel rispetto della legge. Di sicuro, con un governo in crisi, la sua poltrona è quella più a rischio. E il caso Suarez è solo la goccia nel fatidico vaso.