Matteo Renzi smaschera Nicola Zingaretti: “Nei colloqui privati, io su Conte usavo parole molto più gentili”
Dopo aver sfasciato la maggioranza di governo, Matteo Renzi si siede lungo la riva del fiume e aspetta. Intanto Giuseppe Conte tenta il tutto per tutto in Aula, dove spera di raggiungere il numero di voti necessari a non far crollare tutto. “Non mi pare che abbia i numeri. Ma se li avrà, auguri – dice il leader di Italia Viva in un’intervista a La Stampa -. Resta un fatto, però: se non prende 161 voti, tocca a un governo senza Conte”. Per l’ex premier non c’è paragone tra lui e i suoi nuovi nemici: “Io ho posto una serie di questioni di merito su vaccini, sanità e investimenti, mentre loro rispondono con una manciata di responsabili”, continua Renzi, rivelando che durante la votazione si asterrà. E a chi lo accusa di aver aperto una crisi di governo nel momento meno opportuno, con una pandemia in corso, il senatore risponde: “Sono sei mesi che chiedo di discutere in Parlamento di queste cose. Sono sei mesi che rinviano su tutto”. Il segretario di Iv punta il dito anche contro il suo ex alleato, Nicola Zingaretti: “Curioso che lui sia arrabbiato adesso. Ho utilizzato verso Conte parole molto più gentili di quelle che usava Zingaretti su di lui nei nostri colloqui privati”.
Qualche parola, poi, Matteo Renzi la riserva anche al braccio destro del premier, il suo portavoce Rocco Casalino: “Quello che fa lui per me è un grande reality show permanente in cui si può geolocalizzare il bunker di Bengasi o trasformare in show le passeggiate in centro, dando la linea ai Tg e scrivendo risposte a domande preparate in anticipo”. Il senatore, poi, ribadisce le uniche condizioni alle quali sarebbe disposto a tornare in maggioranza: “Torneremmo se ci fosse il Mes, se si sbloccassero i cantieri, se si aumentassero i soldi per sanità e scuola, se si accelerasse sull’alta velocità”. E sulla possibilità di Luigi Di Maio premier è netto: “Per favore, non scherziamo”. Per poi ribadire la sua ferma convinzione su un eventuale ritorno alle urne: “Non esiste”.