Caso Grassi, il suq imbarazza Giuseppi
Giuseppe Conte all’attacco di Repubblica. Nel mirino del presidente del Consiglio finisce l’intervista al senatore Ugo Grassi, passato dalle fila pentastellate alla Lega a dicembre 2019.
Grassi, al quotidiano romano, ha raccontato di un incontro col premier nel quale Conte gli avrebbe offerto un incarico per convincerlo a fare dietro front sul cambio di casacca, tanto che il senatore spiega a Repubblica di ritenere che «cercasse forze a supporto della maggioranza», arrivando a suggerirgli di «guardare al Pd» in caso di abbandono del M5s. Il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, prima di pubblicare, ha chiamato il portavoce di Conte, Rocco Casalino, che ha derubricato l’incontro al «passato», negando l’offerta di incarichi al senatore futuro transfugo. Precisazioni poi finite nell’articolo. Solo che per Palazzo Chigi la questione non si è chiusa lì. E ieri Conte ha risposto con una nota ufficiale della presidenza del Consiglio, spiegando che l’incontro con Grassi è avvenuto il 31 ottobre di due anni fa, quando Grassi era ancora a tutti gli effetti un pentastellato. E quel rendez-vous, continua la precisazione di Palazzo Chigi, era un «mero incontro di cortesia, visto che anche Grassi, come il Presidente Conte, è professore ordinario di diritto privato». Insomma, solo un salutino per Halloween, ma senza il dolcetto della proposta d’incarico firmata Conte né lo scherzetto dell’addio alla maggioranza da parte di Grassi che, giura la nota, «non ha per nulla anticipato» al premier «l’intenzione di lasciare il Movimento5stelle per trasferirsi al Gruppo del Senato della Lega». L’offerta di incarico, attacca poi Conte, è una ricostruzione «assolutamente falsa, destituita di ogni fondamento e peraltro volgare», come pure mai il premier avrebbe caldeggiato con Grassi un eventuale passaggio di quest’ultimo al Pd.
L’attacco però non è finito, perché la nota, ricordando il colloquio tra il cronista di Rep e Casalino, sostiene che «la precisazione di Palazzo Chigi, però, incredibilmente è stata riportata da Repubblica in maniera parziale e del tutto scorretta, così da stravolgerne il senso e da lasciare in piedi l’accusa più grave, cioè quella dell’offerta di incarichi». La bordata al quotidiano diretto da Maurizio Molinari è servita: «Si tratta di una gravissima mancanza e manipolazione da parte di Repubblica», ringhia il comunicato, insistendo anche su un «intento diffamatorio» del senatore Grassi al quale, va da sé, Repubblica avrebbe fatto da sponda.
Ma il senatore del Carroccio non ci sta a passare per diffamatore. E così, conferma in toto «il contenuto dell’intervista», oltre a dirsi «stupito dalla reazione di Palazzo Chigi» ma anche «pronto a sostenere la veridicità di quanto dichiarato in ogni sede». E mentre Grassi e Repubblica da una parte e Conte dall’altra litigano sulla consistenza o meno della ricerca di puntelli per la maggioranza messa in piedi dal premier, un pezzo (molto critico) della compagine che sostiene il governo sembra decisamente credere più ai primi che al secondo. «È semplicemente scandaloso quello che sta accadendo: i senatori contattati nella caccia al responsabile ci raccontano cose indicibili», commenta Davide Faraone, presidente dei senatori di Italia Viva, che ricorda come «Berlusconi per analoga vicenda fu massacrato». «Queste squallide manovre di palazzo conclude l’esponente renziano – nulla hanno a che fare con le esigenze e le risposte immediate dovute a un Paese in crisi. Se qualcuno pensa ad un governo Scilipoti/Casalino si accomodi pure, noi saremo da un’altra parte».