“Ora stop al sovranismo ovunque”. Lo sciacallaggio della sinistra italiana sull’assalto al Congresso
Mentre le immagini dell’occupazione di Capitol Hill da parte dei sostenitori di Trump rimbalzavano senza sosta da un media all’altro, ieri notte la sinistra italiana non ha perso tempo. Da Berizzi alla Boldrini, passando per Zingaretti, Renzi e Lerner si è unito il fronte compatto di coloro che, condannando senza appello il gesto dei supporter repubblicani, ha subito colto l’occasione per «suggerire» più o meno subliminalmente un bel repulisti di populismi e sovranismi nostrani.
La sinistra italiana è preoccupata degli «attacchi alla democrazia»
E’ successo in America, ergo potrebbe succedere anche qui, questa la scalcinata teoria di politici e intellettuali dell’establishment dello Stivale. Corollario: è necessario un bel giro di vite repressivo – da alcuni ventilato, da altri urlato istericamente ai quattro venti – per scongiurare il pericolo di un «attacco alla democrazia».
Apre le danze l’inviato di Repubblica e fascio-ossessionato Paolo Berizzi. Avremmo pagato oro, ieri sera, per assistere a quale varietà di emozioni sorgevano e morivano sul volto del giornalista orobico mentre twittava: «Il fascismo è finito eh? Vediamo i fantasmi eh? Il sovranismo populista non è un pericolo eh?», per poi aggiungere che, oltretutto, «Nel tentato golpe di Washington non si vede neanche una mascherina». Golpisti, nemici della democrazia e pure senza mascherina. Ve lo aveva detto, lui, che il sovranismo va spazzato via anche qui.
Laura Boldrini cinguetta a pappagorgia gonfissima: «Terrificante ciò che sta accadendo negli USA, dove il Congresso è stato assaltato dai sostenitori di Trump per impedire la ratifica della vittoria di Biden. Una situazione eversiva di cui Trump è responsabile. Il sovranismo populista è una minaccia per la democrazia!». Zingaretti attacca «Tutti vicini alla forza della democrazia americana per difenderla da questi attacchi. Ecco dove porta l’estremismo in politica».
Gad Lerner non si limita a stigmatizzare Trump ma pretende anche le scuse e il mea culpa di Salvini e Meloni: «Trump si conferma essere il criminale fomentatore di una destra golpista, fino a dare l’assalto al Congresso degli Usa. Vedremo se i suoi sostenitori nostrani Salvin e Meloni ne prenderanno doverosamente le distanze». Detto, fatto, i due si sono adeguatamente distanziati fin dalle prime ore dell’occupazione del Congresso. Chissà se Lerner lo riterrà sufficiente o pretenderà anche cilicio e letto di ceci sotto le ginocchia.
Per la sinistra italiana la democrazia è una cosa seria (ma non ci fanno votare)
Matteo Renzi è quello che va meno per il sottile. Il leader di Italia Viva esulta così: «Adesso tutti insieme per difendere la democrazia, ovunque, contro populisti, violenti, nuovi fascisti». C’è un mondo in quell’«ovunque», anche se qualcuno dei suoi follower gli fa sommessamente notare che potrebbe cominciare proprio lui a difenderla, questa benedetta democrazia, «chiedendo ai tuoi ministri di dare le proprie dimissioni, annunciando di non sostenere più questo governo e di sostenere che, nel rispetto della democrazia, si debba mandare gli italiani alle urne».
Dulcis in fundo il vicesegretario del Pd Andrea Orlando ci spiega paternalisticamente che è molto dispiaciuto ma no, il populismo «anche quando nasce da ragioni profonde e reali, presto o tardi è destinato ad entrare in conflitto con le articolate regole della democrazia», quindi traiamone le scontate conclusioni. Perché la democrazia, cari inferiori, è «Un sistema complesso, che si presta a critiche (anche perché è l’unico che le tollera) ma che è il migliore che l’uomo abbia escogitato».