Uranio, sequestri e accordi: si accende la sfida tra Iran e Stati Uniti
LโIranย รจ di nuovo al centro del mirino. E ilย Golfo Persicoย torna a ribollire come lโanno scorso, quando la morte del generale Qasem Soleimani fu lโapice di una pericolosa escalation terminata con il tragico abbattimento del Boeing ucraino vicino Teheran.
Tre eventi inevitabilmente legati tra loro hanno interessato lโarea nel giro di 24 ore. Segnali particolarmente importanti, che rendono molto chiaro quanto sia alta la posta in gioco in un momento in cui il cambio di amministrazione in America potrebbe modificare il corso degli eventi anche in Medio Oriente.
Il primo segnale รจ arrivato dallโIran. Come confermato anche dallโAgenzia internazionale per lโenergia atomica (Aiea), la Repubblica islamica ha dato il via allโarricchimento dellโuranio al 20%ย nel sito di Fordow.
La mossa ha scatenato lโira diย Israele, con Benjamin Netanyahu che ha detto immediatamente che il suo Paese farร di tutto per evitare che lโIran non abbia un arsenale nucleare. LโEuropa ha condannato la scelta di Teheran definendola un โconsiderevole allontanamento verso gli impegni presiโ con lโaccordo sul programma atomico.
Ma da Teheran hanno voluto lanciare un segnale diverso. Certo lโarricchimento dellโuranio รจ una scelta di rottura forte e una prova muscolare. Tuttavia, non รจ da sottovalutare il fatto che il ministro degli Esteri,ย Mohammad Zarif, abbia scritto che โle misure sono del tutto reversibili dietro il pieno rispetto da parte di tuttiโ degli impegni assunti con il trattato sul nucleare. Cosรฌ come non si puรฒ evitare di ricordare che la mossa diย Hassan Rouhani, oltre che frutto delle tensioni crescenti tra Iran, Israele e Stati Uniti, sia anche figlia del delicato momento politico interno, con le fazioni del parlamento che hanno firmato una legge che ha costretto il presidente a produrre e stoccare ogni anno 140 chili di uranio arricchito al 20% per soli scopi pacifici.
Nelle stesse ore in cui si dava conferma dellโavvio del nuovo piano di arricchimento dellโuranio, un altro โmessaggioโ da parte iraniana. Unaย petroliera battente bandiera sudcoreanaย รจ stata fermata e sequestrata dalle forze di Teheran perย โinquinamento da petrolioโ. Laย Hakuk Chemi, salpata da al Jubail, in Arabia Saudita, e diretta a Fujairah, Emirati Arabi Uniti, รจ stata intercettata dalle forze navali dei Pasdaran e scortata fino a Bandar Abbas, dove รจ detenuta per โulteriori indaginiโ. Leย presunteย accuse diย inquinamentoย sono chiaramente un pretesto. La โdiplomaziaโ inaugurata in questi anni da Teheran e dai suoi rivali con le petroliere non รจ certo nuova a questo genere di episodi. E non puรฒ certo considerarsi casuale il fatto che il sequestro della nave battente bandiera sudcoreana sia giunto esattamente prima dellโarrivo a Teheran di un inviato di Seul che avrebbe dovuto parlare dello sblocco dei beni iraniani congelati nel Paese asiatico per un valore di sette miliardi di dollari. Una coincidenza che riporta alla memoria quanto avvenuto a giugno del 2019, quando i colpi inferti ai cargo Front Altair e Kokuka Courageous arrivarono proprio mentre Shinzo Abe era atteso nella capitale iraniane.
La Corea del Sud, dopo la notizia del sequestro, ha reagito inviando verso loย Stretto di Hormuzย unโunitร antipirateria โCheonghaeโ e ha chiesto lโimmediato rilascio del personale a bordo della nave. Ma รจ chiaro che la partita si stia giocando a un livello molto piรน alto dei rapporti bilaterali tra Seul e Teheran.
Nella stessa serata, il terzo messaggio รจ arrivato, questa volta, dalย Qatar. Lโemiro Tamim bin Hamad al Thani e il principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman, hanno annunciatoย la firma di un accordoย per la cessazione delle ostilitร tra i due Paesi. La mossa รจ di quelle che potrebbe cambiare radicalmente la vita del Golfo Persico. Il Qatar, isolato da tre anni dai Paesi dellโarea, oltre che dallโEgitto, รจ non solo il principale alleato della Turchia, ma anche un partner iraniano, con cui condivide i giacimenti di gas piรน importanti. Lโidea degli Stati Uniti รจ sempre stata quella di raggiungere un accordo quadro tra le monarchie del Golfo e i principali partner regionali proprio per concentrare gli sforzi su un unico obiettivo, lโIran. E il fatto che questo patto arrivi dopo gli Accordi di Abramo per il riconoscimento di Israele da parte degli Stati arabi รจ un segnale chiarissimo dellโereditร che vuole lasciare lโattuale amministrazione Usa al successore, Joe Biden. Ma รจ anche un avvertimento nei confronti dellโIran: lโescalation rischia di essere molto pericolosa.
Nel frattempo, dal fronte americano, il Pentagono ha annunciato che lโintero gruppo da battaglia dellaย portaerei Nimitzย rimarrร in Medio Oriente. Un ordine che annulla quello di dieci giorni prima in cui si dava invece il via alla rotazione consueta delle forze Usa nellโarea sotto il controllo di Centcom, il Comando centrale. Il segretario Christopher Mille ha giustificato lo strano cambio di rotta con โle recenti minacce dei leader iraniani contro il presidente Donald Trump e altri funzionari governativi Usaโ. Lโanniversario della morte di Soleimani, evidentemente, ha acceso di nuovo la regione.