“Omero razzista”, via l’Odissea dalle scuole. L’ultima follia della cancel culture
La follia della cancel culture non conosce limiti: “Omero razzista”, via l’Odissea dai libri di testo. Le scuole Usa sono in preda alla nuova battaglia dei prof antirazzisti: #disrupttexts, distruggi i testi (che poi sarebbero i classici). Come riporta Il Foglio, in una scuola del Massachusetts a finire all’indice è addirittura il capolavoro di Omero sulle gesta di Ulisse.
“Omero razzista”: liceo Usa mette all’indice l’Odissea
“Sono molto orgogliosa di dire che quest’anno abbiamo rimosso l’Odissea dal curriculum!“, dichiara Heather Levine, che insegna alla Lawrence High School di Lawrence, nel Massachusetts appunto. La censura si sta abbattendo sui capolavori della letteratura tacciati di razzismo o di omofobia, sempre secondo i canoni della cancel culture. Un articolo del Wall Street Journal (ripreso dal Foglio) riporta i deliri di questi insegnanti che aderiscono a #disrupttexts, una sorta di neo Indice dei libri proibiti, declinato secondo le follie antirazziste e filo Lgbt.
Lo schema folle di censura dei classici
C’è per esempio l’insegnante di inglese di Seattle, Evin Shinn, che scrive che “preferirebbe morire” piuttosto che portare in classe La lettera scarlatta, a meno che il romanzo di Nathaniel Hawthorne non sia usato per “combattere la misoginia“. Ma nel tritacarne finisce anche Mark Twain, con il suo Huckleberry Finn, intriso di schiavismo e ignoranza. Insomma, si applica uno schema (errato già nella versione marxista del materialismo storico) secondo cui i contenuti e i toni dei capolavori del passato vanno giudicati in base al sessismo, al razzismo, al patriarcato oggi condannati. Quindi dalle scuole devono sparire opere dal valore universale, che attraversa epoche e costumi morali. Per fare posto ai libri gender, “troppo poco presenti e oggetto di censura”.
I prof di #disrupttexts dicono di essere contro la censura: oltre al danno, la beffa
Secondo questo schema delirante, dunque, Omero è il capostipite della “mascolinità tossica”. Ma è anche razzista, visto che descrive i suoi eroi come uomini dalla pelle bianca e dai biondi capelli. E allora dove non arriva Netflix, con il suo Achille africano, arrivano i prof di #disrupttexts, che eliminano a loro piacimento i libri dai programmi scolastici. E se andiamo a vedere la loro “mission” scopriamo che si dichiarano contro ogni censura. Oltre al danno, la beffa. A sentirli, l’idea che loro siano per mettere i libri all’indice (che è quello che fanno, di fatto) è stata messa in giro da chi li vuole attaccare per la loro edificante opera di salvaguardia dei principi cardine di #disrupttexts.
I quattro punti del programma-delirio
Sono quattro i punti programmatici di questo gruppo di invasati che vorrebbe distruggere l’istruzione Usa. Il primo, interrogarsi continuamente sui nostri pregiudizi e il modo in cui questi condizionano il nostro pensiero. Ancora, mettere al centro della letteratura quella afroamericana, quella indigena e quella degli altri “colori”. Terzo, applicare le lenti della critica letteraria (i pregiudizi della cancel culture, in realtà) alle pratiche di insegnamento. Quarto e ultimo, lavorare in comunità con altri educatori antirazzisti, in particolare neri, indigeni e di altre etnie. A posto così.