L’unico obiettivo dei “pagliacci”, “venduti” e “traditori” grillini è salvare la poltrona e i loro privilegi
Strano a credersi, ma nella crisi che scuote la maggioranza di governo il convitato di pietra non è Leu, ma il M5S. Non il gruppo più piccolo, ma quello più grande, cui i numeri assegnano il rango di perno della coalizione. Strano, beninteso, solo se si dimentica che i grillini hanno un solo obiettivo: durare. Neanche prendono in considerazione l’obiettivo di stanare Renzi e mettergli un po’ di strizza vellicando l’ipotesi di nuove elezioni. Ha tentato di farlo Conte, assecondato dal solo ministro Patuanelli. E Di Maio? E l’autoreggente (nel senso che non lo sostiene nessuno) Crimi? Buio pesto e silenzio totale. L’unico respiro che esala dai Cinquestelle lascia intendere che la linea del MoVimento è “Conte o morte“. Ovviamente non è vero.
Grillini muti e senza idee
I grillini digerirebbero la qualunque pur di evitare il ritorno alle urne, che per la stragrande maggioranza di loro significherebbe ritorno a casa. Tanto è vero che l’unico segnale che certifica l’esistenza in vita di Di Maio in questa fase, è il continuo appello all’unità. Davvero poco per un movimento che doveva spaccare il mondo, chiudere il teatrino della politica, licenziare i poltronisti e deliziarci con le sue politiche di governo. Invece, il M5S è in tutto simile allo Stato cantato da De Andrè in Don Raffaè: «Si costerna, s’indigna, s’impegna, poi getta la spugna con gran dignità». Quest’ultima fa la differenza.
Il caso Azzolina
Basta vedere come recalcitra sulla scuola in queste ore la ministra Azzolina dopo aver escluso passi indietro sulla riapertura. In realtà sta già trattando con le Regioni per un accordo al ribasso. Questo: il governo non cede, i governatori prorogheranno la chiusure con proprie ordinanze, che la Azzolina non impugnerà. Una vera sceneggiata. Ma così nessuno – tranne studenti, famiglie e docenti – rimedierà danni. Scuola a parte, è fin troppo evidente che, più che nell’attivismo renziano, la vera causa della crisi sta nell’immobilismo pentastellato. Muoversi, per i grillini, significa spaccarsi. Uniti solo dalla poltrona, preferiscono perderla senza combattere anziché combattere per non perderla. Nonostante gli anni, neanche casta sono riusciti a diventare.