Il 2021 segnerà una forte impennata dell’immigrazione
Il 2020 è stato salutato come uno degli anni peggiori di questo inizio secolo. A pesare sul giudizio indubbiamente il fattore legato alla pandemia da nuovo coronavirus, sviluppatasi a partire dallo scorso mese di gennaio. Per tal motivo l’avvento del 2021 è stato visto come un modo per esorcizzare quanto di negativo arrivato dall’anno appena trascorso. Tuttavia, gli strascichi degli ultimi dodici mesi potrebbero riversarsi come un’onda nell’anno appena iniziato. La stessa pandemia ad esempio potrebbe non aver ancora mostrato i suoi effetti più negativi. In tal senso, il fenomeno migratorio è destinato ad essere un vero e proprio “osservato speciale”. La crisi economica generata dalle misure anti Covid, secondo diversi studi anche delle Nazioni Unite sarebbe pronta a generare nel 2021 un’impennata nel flusso di migranti.
I numeri del 2020
Nell’anno appena trascorso soltanto l’Italia ha registrato un certo aumento nel numero di migranti approdati irregolarmente. Secondo i dati del Viminale, sono state 34.134 le persone giunte lungo le nostre coste nel 2020, a fronte delle 11.471 unità del 2019. Un’impennata in controtendenza rispetto al resto del Mediterraneo: secondo l’Unhcr, l’agenzia Onu che si occupa dei rifugiati, in tutta l’area mediterranea sono arrivati irregolarmente via mare 86.629 migranti, mentre l’anno precedente il numero aveva sforato quota 120.000. Una diminuzione che ha portato i dati relativi ai flussi irregolari ai livelli precedenti gli anni della primavera araba del 2011, vero spartiacque sotto il profilo dell’immigrazione. Un andamento confermato anche dai dati di Frontex relativi all’intera Unione Europea: nel territorio comunitario nei primi 11 mesi del 2020 sono stati conteggiati 116.000 ingressi irregolari, un livello vicino a quello del 2009. La tendenza è possibile riscontrarla anche nelle statistiche relative alle domande d’asilo: ad aprile si è toccato il record negativo di 9.000 richieste, complessivamente la diminuzione nell’anno appena trascorso sfora l’80%.
Cosa vuol dire tutto ciò? Che il coronavirus ha inciso nel far drasticamente calare la mobilità su tutti i fronti. Anche quella relativa al fenomeno migratorio. Le norme che soprattutto in primavera in molti Paesi hanno imposto chiusure generalizzate e blocco dei collegamenti, ha provocato un generale fermo negli spostamenti. Questo vale anche per gli sbarchi: a marzo in Italia sono arrivate via mare “soltanto” 241 persone, ad aprile poco più di 600, nulla in confronto alle migliaia dei mesi successivi. In estate si è avuta infatti una graduale ripresa dei flussi migratori, soprattutto lungo le coste italiane e nelle isole Canarie. In generale però, nel 2020 è stato possibile osservare un parziale ridimensionamento del fenomeno migratorio e questo a causa della pandemia. La situazione però adesso potrebbe variare.
Le prospettive per il 2021
Il trend finale dell’anno appena trascorso ha mostrato un primo incremento dei viaggi migratori. Sia di quelli regolari che, soprattutto, di quelli irregolari. Lo si è visto ad esempio nel flusso migratorio proveniente dalla Tunisia: dal Paese nordafricano, nella seconda metà del 2020, è arrivato più del 40% del totale delle persone sbarcate in Italia. E adesso questa tendenza al rialzo potrebbe essere ulteriormente amplificata nel 2021. A lanciare l’allarme nelle ultime settimane è stato, tra gli altri, l’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (Uesa). Secondo gli analisti, la crisi economica innescata dalle misure anti Covid e dalla gestione dell’emergenza pandemica in tutto il mondo stanno creando i presupposti per un incremento importante della pressione migratoria. Questo perché a livello globale sono aumentate le disuguaglianze, interne ed esterne ai vari Paesi: chi era più povero prima della pandemia, oggi è ancora più povero. E quindi dalle aree più deboli del pianeta, migliaia di persone potrebbero provare a scappare verso l’Europa.
Per comprendere meglio il concetto, si prenda nuovamente in considerazione l’esempio tunisino. Qui l’economia aveva tra le sue principali voci di entrata il turismo che, a parte una breve parentesi estiva, è in buona parte scomparso. Secondo la banca centrale di Tunisi, nei primi nove mesi del 2020 le entrate derivanti dai servizi turistici sono diminuite del 60.7%. Questo ha voluto significare migliaia di famiglie senza più reddito e migliaia di giovani adesso a spasso. Per questo dalla Tunisia è prevista un’ulteriore impennata delle partenze con i barconi. Vale per il Paese nordafricano, ma anche per molti altri contesti mediorientali: il coronavirus ha indebolito economie e società già fragili, circostanza che nel 2021 porterà a un drammatico aumento dei flussi migratori.
Ue impreparata
In questo contesto, ad emergere è anche un’Unione Europea che non sembra avere gli strumenti adatti a fronteggiare una nuova ondata migratoria. Nel 2020 è stato presentato il nuovo piano della Commissione europea presieduta da Ursula Von Der Leyen, il quale tuttavia difficilmente vedrà la luce in tempi brevi. Di conseguenza, è molto probabile che, soprattutto nei primi mesi dell’anno, saranno i singoli Stati, soprattutto delle coste meridionali, a dover far fronte all’emergenza.