Case popolari, rivoluzione a Ferrara grazie alla Lega: nei primi 157 posti tutti italiani. Per il vescovo è razzismo
Era una delle promesse elettorali della giunta di centrodestra. E alla fine è diventata realtà. Sta già facendo discutere la nuova graduatoria di assegnazione delle case popolari resa nota dal Comune di Ferrara: le prime 157 posizioni, contrariamente al passato, sono finite a famiglie italiane in stato di necessità.
“Grazie al nuovo regolamento abbiamo raggiunto un risultato rivoluzionario – dice il sindaco, Alan Fabbri – Grazie all’introduzione della residenzialità storica abbiamo ristabilito una equità sociale che era stata cancellata dai finti buonismi delle amministrazioni Pd e abbiamo garantito il diritto alla casa alle famiglie che da più tempo risiedono nel nostro Comune che erano da anni penalizzate”.
La 32esima graduatoria, la prima calcolata sulla base dei criteri previsti dal nuovo Regolamento della giunta a guida leghista, parla chiaro: sulle 746 domande ricevute, le prime 157 posizioni sono occupate da famiglie italiane. Non solo autoctoni, ma anche nuclei di origine straniera che però hanno già acquisito la cittadinanza. Dunque che vivono e lavorano in Italia da diverso tempo. In totale, sono state accolte 259 domande in via definitiva, 473 con riserva e solo 14 quelle escluse. Dal richiedente più giovane del 2001 al più anziano di classe 1936, ad aspirare agli alloggi sono 21 giovani coppie, 119 nuclei monogenitoriali e 13 genitori separati con affido congiunto. Il tasso di richieste arrivate da nuclei italiani, fa sapere il Comune, è passato dal 51% della 31esima graduatoria al 58% di quella odierna. A questa graduatoria, alla fine, saranno destinati 100 alloggi.
L’approvazione del regolamento risale al 2 marzo scorso. “Il criterio della residenzialità storica valorizza chi da più tempo abita nella nostra città, italiano o immigrato che sia, e chi lavora e vive Ferrara contribuendo alla sua crescita e al suo sviluppo – spiega Fabbri – assegnando un punteggio per ogni anno di vita a Ferrara. Oltre a questo abbiamo valorizzato le giovani coppie e i nuclei monogenitoriali, compresi quelli separati con figli, andando incontro a quelle che sono le nuove e reali necessità della popolazione. Abbiamo messo in piedi una rivoluzione dolce che porta con se un significato importante: la casa popolare non deve più essere considerata un servizio dedicato quasi esclusivamente alle famiglie immigrate, ma un servizio a disposizione di tutti, utile alle famiglie come momento di passaggio che sostiene le famiglie nella ricerca di una autonomia economica futura”. Tra i criteri anche una sorta di “malus”, un punteggio negativo, per chi ha morosità in sospeso e la cancellazione dalla graduatoria per chi rinuncia all’alloggio assegnato senza un motivo valido.
“L’Amministrazione ha cercato di accogliere quante più domande possibile, investendo sull’edilizia residenziale pubblica anche risorse del proprio di bilancio (circa 320.000,00 euro tra il 2019 ed il 2020) per recuperare alloggi vuoti – spiega l’assessore alle Politiche Abitative, Cristina Coletti -. A questa graduatoria, infatti, saranno destinati 100 alloggi alcuni recuperati con le risorse del piano straordinario regionale e altri utilizzando i proventi derivanti dal riscatto delle aree peep messi a disposizione dal Comune”. E aggiunge: “Con le associazioni sindacali di recente si è condiviso un protocollo di intesa che porta le politiche abitative in primo piano soprattutto in un momento di crisi economico-sociale come questo e rimane aperta la possibilità per chi non ha presentato la domanda entro il 15 ottobre di farlo in ogni momento accedendo sul portale dell’amministrazione. La 32esima graduatoria approvata oggi 4 gennaio 2021, è provvisoria: si arriverà alla graduatoria definitiva decorso il termine di 30 giorni”. Chi non ha ancora consegnato tutti i documenti necessari a confermare i punteggi ha dunque ancora un mese per mettersi in regola.
Non sono ovviamente mancate le polemiche. La diversità di vedute col vescovo di Ferrara, monsignor Perego, un tempo a capo di Migrantes, non è una novità. In pochi infatti si sono sorpresi per il comunicato firmato dall’Arcidiocesi poco dopo la pubblicazione della notizia sulle case popolari. “La Chiesa di Ferrara-Comacchio, che in diversi modi è attenta al problema della casa – si legge – esprime la propria soddisfazione per il fatto che 157 famiglie abbiano ottenuto una casa”. Poi la stoccata: “La speranza è che nessuna famiglia che ne aveva diritto sia stata esclusa per ragioni di razza e nazionalità. Se così fosse, il nuovo bando non aiuta a costruire la città di domani che non potrà che vedere convivere persone di diversa provenienza, con nuove risorse ed esperienza di cui ha bisogno il futuro di una città diversamente destinata a morire più che ad attrarre nuove persone e famiglie”. All’orizzonte si prevedono anche ricorsi in Tribunale: sul piede di guerra, come riportano i quotidiani locali, ci sono le associazioni Sunia e Asgi.