Prof. Sinagra contro Ichino: “Serve un vaccino che preservi la salute pubblica da chi ci governa”
Di Augusto Sinagra – Il Prof. Pietro Ichino è Docente di Diritto del lavoro. Lo conobbi quando in un suo libro inciampò nel grave errore di avere indicato mio padre come Professore di Diritto del lavoro a Palermo per nomina dell’invasore americano aggiungendo che mio padre cessò dall’(indegno) incarico nel 1945. La verità era che mio padre era fascista, vinse un regolare concorso a cattedra nel 1939, all’epoca delle invereconde nomine del nemico americano egli insegnava a Catania e non a Palermo, e infine continuò ad essere Professore fino alla sua morte nel 1973.
Ne seguì la pubblicazione di una mia secca e indignata precisazione sulla Rivista di Diritto del lavoro diretta dallo stesso Ichino.
Seconda premessa: il mio amico, neo Presidente della Corte costituzionale Giancarlo Coraggio del quale ho molta stima, ha dichiarato che il trattamento sanitario obbligatorio può trovare giustificazione nella legge. Una dichiarazione che da un canto riflette l’esistente (il TSO nei confronti di chi, per disturbi mentali, non può determinarsi autonomamente); d’altro canto, riflette una evidenza e cioè la possibile obbligatorietà di un trattamento sanitario se questo è finalizzato a preservare la “salute pubblica” (come prevede la Costituzione e la Convenzione di Oviedo che, in questa ipotesi, prescindono dal consenso del paziente). Allora, occorrono due requisiti: il primo è quello di preservare la “salute pubblica” che non può essere identificata in una percentuale fortunatamente molto bassa ma dolorosa per chi ha perso un congiunto o un amico, di decessi determinati dal Covid-19; il secondo è che il medicamento obbligatorio sia sicuro e funzionale a preservare, appunto, la “salute pubblica”. In ogni caso occorre una legge.
La legge, tuttavia, deve quantomeno dichiarare (assumendone la responsabilità personale i Parlamentari che dovessero votarla) che con certezza il vaccino di cui si discute non produce danni ed è sicuro per la prevenzione del contagio. Il vaccino del quale si immagina una somministrazione obbligatoria, non è stato sperimentato in modo adeguato, non si conoscono i possibili e gravissimi effetti anche letali (e già vi sono stati alcuni casi di decessi) e, nello specifico, non si tratta neppure di un vaccino ma di un trattamento genetico con possibili e nefaste conseguenze sul DNA delle persone.
La sequela quotidiana di minacce e di intimidazioni per costringere la gente a “vaccinarsi” evidenzia le più strampalate e illegali “misure”: la privazione della patente di guida, il rifiuto di cure da parte del SSN per i non vaccinati, il divieto di espatrio, il divieto di accesso nei locali pubblici come ai treni, aerei e navi, un “registro” ove annotare nominativamente coloro che rifiutano il vaccino, ed altre stramberie consimili. Certa gente pensa veramente di governare con la paura e la minaccia.
A questa sequela si è aggiunto ora il Prof. Pietro Ichino il quale, forse aspirando a fare il giudice costituzionale per designazione parlamentare o presidenziale, pare che abbia esternato nel senso che il rifiuto del vaccino Pfizer potrebbe giustificare la risoluzione del rapporto di lavoro! Davvero il Prof. Pietro Ichino pensa che un giudice possa convalidare un provvedimento datoriale di licenziamento per tale causa? Egli ha espresso una opinione o un auspicio ma senza che l’una o l’altro trovino alcun fondamento giuridico (a parte la carente attitudine e aspetto etico).
Il Prof. Pietro Ichino è un democratico di “sinistra” e così lui si qualifica ma sembra avere dimenticato le tristi analogie di quanto ora si propone con avventata e sventata leggerezza, con la “stella gialla” che gli ebrei erano obbligati a tenere appuntato sull’abito, con la loro espulsione da ogni rapporto di lavoro pubblico o privato, con il divieto per essi di esercitare il commercio e le libere professioni, con il divieto di ingresso in locali pubblici e il divieto per i loro figli di frequentare le scuole pubbliche e private di ogni ordine e grado (senza parlare dei campi di concentramento di tragica memoria). Io credo che l’emergenza attuale sia quella di ricercare un vaccino che preservi la salute pubblica da chi ci governa e da chi si rende corifeo di proposizioni tanto inverosimili quanto gradite ai “piani alti”.