Pensioni, un anno di “scippi” Quanto manca sull’assegno
Le pensioni sono rimaste ferme al palo anche in questo 2020. Per troppo tempo i diritti dei pensionati e i loro assegni sono stati calpestati da scelte politiche che di fatto hanno tenuto in deposito di cassa i soldi che spetterebbero ai pensionati.
La mancata rivalutazione piena andata in scena anche in questi ultimi 12 mesi ha arrecato un danno pesante sulle tasche di chi non lavora più. A questo va aggiunto anche il blocco degli sfratti che con la proroga al 31 dicembre ha eliminato una fonte di reddito per tutti i pensionati che avevano investito in una seconda casa per affittarla e che si sono ritrovati con un inquilino moroso e col divieto assoluto di cacciarlo.
E così, come si fa di solito a fine anno per ogni cosa, è il momento di tirare le somme e di capire a quanto ammonta lo scippo nelle tasche dei pensionati.
Scippo di Stato
Per capire quanto sia stato duro questo 2020 bisogna partire dalle quote di rivalutazione degli assegni. A fine 2019 le quote erano così composte: er le pensioni superiori a 3 volte il minimo e inferiori a 4 la rivalutazione sarà del 97%, del 77% per gli importi tra 4 e 5 volte il minimo, del 52% tra 5 volte e 6 volte il minimo, del 47% oltre 6 volte, del 45 oltre 8 volte e solo del 40% oltre 9 volte il minimo. Poi con la legge di Bilancio 2020 è arrivata la mancia per chi ha una pensione fino a 4 volte il minimo con un adeguamento che si è spostato dal 97 per cento al 100 per cento. In pratica circa tre euro in più sull’assegno. A far riflettere è però lo scippo sistematico che ormai va avanti da circa otto anni. Solo nel 2020 i pensionati che hanno dovuto subire una rivalutazione al ribasso hanno lasciato per strada una cifra consistente.
I calcoli sulla “rapina”
Secondo quanto calcolato da uno studio Uil, mettendo a fuoco la finestra temporale che va dal 2011 al 2019, per un pensionato che incassa più di 1.568 euro lordi mensili il mancato adeguamento ha comportato uno scippo pari nel corso degli otto anni pari a circa 960 euro lordi ogni 12 mesi. Per chi ha un assegno di circa 1.960 euro lordi mensili (tra 4 e 5 volte il minimo) l’importo del bottino della rapina di Stato invece a 1.490 euro lordi annui. Ma non finisce qui.
Quanto dura il prelievo
Infatti la penalizzazione sugli assegni durerà per tutto il 2021. Probabilmente un sistema premiante potrebbe tornare solo dall’1 gennaio del 2022. Infatti l’esecutivo aveva provato ad estendere per tutta la durata del 2022 il piano penalizzante, ma dopo la rivolta dei sindacati è stato costretto a fare retromarcia. Ma non è da escludere una manina last minute in manovra in grado di allungare i tempi dello scippo.
Infine va comunque ricordato l’altro prelievo sulle pensioni: il contributo di solidarietà versato da chi percepisce una pensione alta. Per questi pensionati però c’è una piccola buona notizia dovuta ad una recente sentenza della Consulta che ha di fatto abbassato da cinque a tre anni la durata del taglio agli assegni. Un conforto misero per una categoria, quella dei pensionati che di fatto fa i conti con un governo che tratta come un bancomat chi ha lavorato una vita e si gode il meritato riposo.