Sentenza vergognosa delle toghe rosse di Milano: stranieri possono ottenere sussidi senza presentare documenti
Il Comune di Lodi perde anche in appello sul “caso mense”, una vicenda che risale a due anni fa e per cui il Comune era stato già condannato dal Tribunale, in quanto colpevole di aver discriminato i bambini stranieri rispetto agli italiani. Con sentenza emessa oggi, la Corte d’Appello di Milano ha respinto il ricorso del Comune di Lodi e, secondo l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione – la prima a presentare i ricorsi – è stata “confermata l’uguaglianza di italiani e stranieri nelle procedure di accesso alle prestazioni sociali”.
Il caso nasce quando la giunta della città lombarda, guidata dalla leghista Sara Casanova, decide di escludere dall’accesso alle prestazioni sociali comunali gli stranieri che non riescono a comprovare, con documenti del Paese di origine, la loro condizione economica in patria. Il Tribunale, accogliendo il ricorso di Asgi e Naga, assistiti dagli avvocati Alberto Guariso e Livio Neri, aveva già dichiarato illegittima la delibera di giunta e ordinato al Comune di consentire l’accesso di italiani e stranieri alle medesime condizioni.
Ora la Corte d’Appello ha confermato che l’Isee, dove devono essere riportati per tutti anche i redditi e i patrimoni all’estero, costituisce lo strumento generale di accesso alle prestazioni sociali e che, fermi tutti i poteri di verifica da parte dell’Agenzia delle Entrate e del Comune, lo straniero non può essere gravato, in ragione della sua sola cittadinanza, di oneri che rendono di fatto impossibile l’accesso a importanti prestazioni sociali come la mensa scolastica, il trasporto scolastico, il sostegno ai disabili. “Italiani e stranieri devono essere trattati in maniera uguale: uguali nel dovere di fornire alla pubblica amministrazione tutte le notizie richieste sui loro redditi e patrimoni; uguali nella soggezione a verifiche, ma uguali prima di tutto nel diritto di accedere alle prestazioni sociali senza essere vittime di pretese irragionevoli e, soprattutto, contrarie alla legge dello Stato”, sottolinea Asgi.
“Prendiamo atto di quanto stabilito dai giudici anche se ribadiamo con fermezza che la nostra azione amministrativa non e’ mai stata guidata, neanche lontanamente, da una volonta’ discriminatoria”, ha commentato il sindaco di Lodi Sara Casanova. “Rispettiamo la sentenza, come giusto che sia – ha aggiunto – convinti pero’ che alla base del nostro provvedimento vi fosse una intenzione opposta: garantire la parita’ di trattamento.
“Adesso i costi del ricorso in appello per il caso mense li paghi, di tasca propria, la sindaco Casanova e i consiglieri che sono stati con lei”, chiede a nome di tutta l’opposizione in Consiglio comunale a Lodi, Stefano Caserini, capogruppo comunale di “110&Lodi”. “La sentenza della Corte d’Appello di Milano – spiega – e’ anche piu’ dura di quella di primo grado del tribunale ed e’ una bocciatura di tutta la linea del Comune. Questa sentenza spende anche molto spazio per spiegare i dettagli del perche’ si tratta di discriminazione. Viene ribadito che il Comune di Lodi non poteva approvare quel regolamento. Per noi, quindi – continua Caserini – e’ un ulteriore schiaffo all’amministrazione Casanova e, questa volta, e’ talmente pesante che dubito che possa esserci un terzo grado. I circa 11mila euro cui e’ stato condannato a pagare il Comune si sommano alle circa 25mila euro gia’ stanziate. Quindi, sempre a nostro parere, sono una spesa folle se si pensa che a questo si debbano aggiungere anche le ore di lavoro di dirigenti e il danno di immagine al Comune”.