Giorgia Meloni: “La destra è forza di governo. In Europa non siamo soli”
Giorgia Meloni ha scritto una lettera al Corriere della sera in risposta all’articolo pubblicato ieri intitolato “La destra accetti l’Europa”, a firma di Angelo Panebianco.
Il leader di Fratelli d’Italia ha contestato il concetto di fondo del pezzo, secondo il quale la destra italiana sarebbe contro la visione europeista, perché spinta da un sano e legittimo patriottismo che, però, tende a un più caricaturiale sovranismo. “In breve, saremmo degli ‘impresentabili’ che, se governassero l’Italia, la porterebbero ai margini dell’Unione Europea”, commenta la Meloni.
“Da qui il consiglio ad allearci ‘con coloro che più contano in Europa’. Il che, immagino, significhi con Merkel, Macron, Ppe e Pse. Il messaggio, semplice, è che fuori da questo perimetro non sia possibile esprimere un governo in Italia”, prosegue il leader di Fdi. Questa visione, sostenuta da diversi esponenti di sinistra a vari livelli, non piace a Giorgia Meloni, che la considera “una teoria rassicurante perla sinistra italiana in costante crisi di identità e di consenso, ma rimane molto distante dalla realtà dei fatti”. E in effetti, questa tesi al momento non sembra reggere alla luce dell’elezione di Giorgia Meloni come leader dei Conservatori europei e, soprattutto, non rispetta “milioni di europei che — pur considerando l’Europa una grande occasione — si identificano in una diversa visione politica circa la sua integrazione”.
Il leader di Fratelli d’Italia anticipa uno dei temi alla base del prossimo incontro dei Conservatori europei, che discuteranno una visione confederale dell’Europa diversa da quella federalista, che metta al centro la condivisione delle grandi sfide, lasciando “maggiore libertà nelle questioni più prossime alla vita quotidiana dei cittadini”. È “una visione che ha avuto sempre pieno diritto di cittadinanza, ancor prima dei Trattati di Roma del 1957, e che noi ancora rivendichiamo: è il sogno di Charles De Gaulle, che parlava di una comunità di Stati liberi e sovrani”. In un’Europa confederale si “parlerebbe con una sola voce in Libia” e si condividerebbe il piano di contrasto alle pandemie. Giorgia Meloni al Corriere rivendica i principi di base del suo partito, che con spirito patriottico denuncia “un assetto europeo incentrato oramai sullo strapotere di un asse franco-tedesco che sta progressivamente minando la coesione tra gli Stati europei e penalizzando in particolare l’Italia”.
La Meloni si scaglia contro l’alleanza tra Parigi e Berlino e non accetta che i due Paesi si accordino “tra loro sui grandi temi prima di affrontarli in ambito europeo”. Si chiede se sia da europeisti “non porre il problema del costante surplus commerciale tedesco che sta destabilizzando l’eurozona ed è fonte di attrito con i nostri partner extraeuropei, Stati Uniti in testa”. Ma soprattutto, si interroga se sia da europeisti “far finta di non vedere che la riforma del Mes è un pessimo affare per gli Stati fortemente indebitati (come l’Italia) e una ottima opportunità per chi ha grandi banche sistemiche zeppe di derivati (come la Germania)”. A tal proposito cita Mitterrand e Andreotti che, uno socialista e uno popolare, erano “fortemente contrari alla riunificazione tedesca, dicendo che la Germania unita sarebbe stata troppo potente e avrebbe destabilizzato l’Europa” mentre la destra festeggiava la caduta del Muro di Berlino.
Sarebbe proprio quel potere, oggi iaccolto dalla sinistra, a creare i maggiori attriti nell’Ue secondo Giorgia Meloni e ad aver innescato la Brexit. “Noi, oggi come trent’anni fa, continuiamo invece a sostenere che l’unica Unione possibile tra i popoli europei sia quella basata su equilibri rispettosi degli Stati membri, nella consapevolezza di una identità comune che è anche destino comune”, afferma con sicurezza la Meloni, che continuerà a lottare per questa visione d’Europa. “Per quella Europa, per il suo futuro, continueremo a batterci, e in Europa non siamo soli”, conclude.