Firenze, il giallo dei cadaveri in valigia: setta satanica o serial killer?
Tre valigie con all’interno resti umani ritrovati in un campo alla periferia di Firenze, in un terreno agricolo sotto la superstrada Fi-Pi-Li confinante con la recinzione perimetrale posteriore del carcere di Sollicciano. Ritrovamenti inquietanti, che inevitabilmente fanno rabbrividire. Due valigie con resti umani erano state trovate nei giorni scorsi, una terza ieri pomeriggio. Sempre lì, sempre nello stesso campo. L’ultima scoperta è stata fatta dai carabinieri del nucleo investigativo del capoluogo toscano che erano impegnati in un sopralluogo per le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Ornella Galeotti e iniziate il 10 dicembre scorso quando è stata trovata la prima valigia. Stando a quanto ricostruito dagli investigatori il tronco umano rivenuto ieri, in avanzato stato di decomposizione, dovrebbe essere di una donna.
Nuovo mostro di Firenze o setta? Le ipotesi
Gli inquirenti ipotizzano che le valigie siano state lanciate nello stesso campo dalla superstrada che scorre, sopraelevata, sopra il terreno. Gli stessi inquirenti non escludono che possano però esserci altri resti umani nel campo. Ci sono poi alcuni dettagli che con tutta evidenza fanno pensare a un macabro rituale: stesso luogo di ritrovamento e stessa modalità di occultamento dei cadaveri su tutti. Inutile dire che le indagini adesso si stanno muovendo in varie direzioni e che non sono esclusi due ipotesi: l’azione di una setta satanica o di un serial killer, un nuovo mostro di Firenze insomma.
Stando però a quanto riportato oggi da La Nazione e da Repubblica, è emerso un altro dettaglio che potrebbe essere una chiave per identificare i due cadaveri (un uomo e una donna). Si tratta di un tatuaggio a forma di ancora – notato sull’avanbraccio dell’uomo – con sotto il nome di una città dell’Albania. Incrociando questo dettaglio con le informazioni delle persone scomparse presenti nei fascicoli, gli inquirenti stanno valutando se possano esservi dei collegamenti con il caso di Shpetim e Teuta Pasho, marito e moglie albanesi scomparsi a Castelfiorentino nel novembre 2015. Il figlio della coppia, all’epoca della scomparsa, era detenuto proprio nel carcere di Solliciano.
Alessandro Della Guglia