L’assalto dei migranti alle carrozze abbandonate della ferrovia
La zona è quella del Parco Roya, a Ventimiglia, in provincia di Imperia, poco lontano dall’ex centro di accoglienza della Croce Rossa, che fino al luglio scorso ospitava centinaia di stranieri, che potevano contare su vitto e alloggio gratuiti, in attesa di un passaggio clandestino oltre frontiera, come alternativa alla possibilità di presentare domanda per ottenere un permesso di soggiorno a scopo umanitario in Italia.
Adesso che la pacchia è finita – anche a causa dell’emergenza sanitaria da Coronavirus – in mancanza di una struttura in cui trovare riparo per qualche giorno, i migranti si arrangiano come possono, cercando rifugio nella vasta area ferroviaria, che dal centro cittadino, dove c’è lo scalo ferroviario internazionale, si estende alla periferia.
Purtroppo però, a differenza dell’estate scorsa, in cui le calde temperature permettevano di accamparsi lungo il greto del fiume o sulla spiaggia, ora è necessario trovare un riparo al chiuso. Per mangiare, invece, è sempre attiva la Caritas, che continua a offrire assistenza alle persone in transito. In questo caso ci troviamo nella zona di Bevera, in mezzo a una decina di binari dismessi tra le sterpaglie. Proprio laggiù spiccano un paio di vecchi vagoni cosparsi di graffiti, che sembrano usciti da qualche “slum” americano, dove in questi giorni hanno trovato riparo diversi stranieri, in prevalenza africani o asiatici, che attendono il momento opportuno per espatriare.
La notizia della fine del lockdown in Francia, a partire dal prossimo 15 dicembre, momento in cui sarà di nuovo possibile spostarsi in tutta la nazione (ed anche in Italia), ha richiamato molti migranti, che contano su un allentamento dei controlli alla frontiera per uscire dal nostro Paese. Già oggi, infatti, al valico di Ponte San Ludovico, sull’Aurelia a bordo mare si nota una sola pattuglia della polizia.
Gli agenti, a quanto pare non controllano più le autocertificazioni, ma danno un’occhiata all’interno delle auto, nell’ambito di quelli che potremmo definire normali controlli anti terrorismo e contro l’immigrazione clandestina. Ogni tanto fanno accostare qualche mezzo per ispezionare il bagagliaio, ma se è tutto in regola vengono quasi subito fatti ripartire. Niente più tempi duri per i frontalieri, che fino a qualche giorno fa, dovevano partire all’alba per recarsi al lavoro nel Principato di Monaco, distante una ventina di chilometri per via degli assidui controlli e delle lunghe code. L’assalto dei migranti alle carrozze abbandonate della ferroviaPubblica sul tuo sito
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