Così 4 finti poliziotti “fregano” i rom: derubati 50mila euro dentro al campo nomadi
Quattro finti poliziotti si introducono nel campo rom con la scusa di una perquisizione e li ripuliscono di 50mila euro – di provenienza ancora da accertare – nascosti in una baracca. Il mondo, insomma, va proprio alla rovescia. E’ successo a Roma est, oltre il Raccordo, tra Lunghezza e la Prenestina, nella baraccopoli che sorge in via Castel del Giudice. Lo riporta Il Messaggero.
I finti poliziotti lasciano i rom senza parole
Una cosa è sicura, la banda dei finti poliziotti sapeva dove colpire per ripulire i rom del loro cospicuo gruzzolo. Lo testimonia la sicurezza con cui i rapinatori si sono introdotti nell’accampamento, dirigendosi senza esitazione verso il nascondiglio. Così, armi in pugno, travestiti da agenti in borghese e favoriti da una copertura decisamente ingegnosa, i quattro hanno fatto irruzione nella baraccopoli: «Siamo agenti di polizia, dobbiamo perquisire tutto, fateci entrare», lasciando letteralmente spiazzati i nomadi.
Sapevano già dove colpire
Poi, senza esitare, i finti poliziotti hanno indicato con precisione una catapecchia chiedendo ai rom di perquisirla. Più che una «richiesta», un’imposizione ad armi puntate, davanti alla quale gli abitanti del campo illegale non hanno potuto fare altro che ubbidire. Lì li aspettavano gioielli e monili in oro per un valore di 50mila euro, un «tesoro» racimolato chissà come – qualche idea ce la si potrebbe in effetti fare.
La chiamata ai poliziotti (quelli veri)
Dopo l’incursione della banda, ai nomadi, spaesati, non è restato altro che chiamare le forze dell’ordine, quelle vere: «Pronto? Finti poliziotti ci hanno appena derubato, erano armati e molto pericolosi, venite ad aiutarci…». L’identità dei malviventi rimane ancora avvolta nel mistero, dal momento che la zona è per lo più sprovvista di telecamere di videosorveglianza. Una cosa è certa, nemmeno la parte lesa la passerà tanto liscia: le autorità hanno infatti annunciato di voler chiarire la provenienza, decisamente sospetta, di tutto il mucchio d’oro portato via dalla «banda dei poliziotti».
Cristina Gauri