Non vogliono andare a casa: Pd e M5S verso la tregua sul Mes?
Il Movimento 5 Stelle si prepara all’ennesima giravolta per salvare la poltrona del premier Giuseppe Conte e per allungare ancora di più la vita del governo giallorosso.
I grillini dunque preferiscono tradire i propri elettori pur di non andare a casa. L’ennesima prova la dimostreranno mercoledì 9 dicembre, quando il presidente del Consiglio farà le sue comunicazioni in Parlamento – alla vigilia del Consiglio europeo – che dovrà ratificare l’accordo raggiunto all’Eurogruppo. Lo stesso avvocato, nell’intervista rilasciata a La Repubblica, si è detto al sicuro sulla riforma del Mes, assicurando che il nostro Paese sarà “protagonista di una proposta innovatrice”.
Eppure la maggioranza deve stare attenta: ben 17 senatori e 52 deputati pentastellati hanno firmato una lettera per confermare la totale contrarietà al Meccanismo europeo di stabilità, chiedendo ai colleghi del gruppo di votare “no” in maniera unitaria. Invece la sensazione è che i Cinque Stelle si piegheranno alla linea della sinistra. Vanno in tal senso le parole di Vito Crimi, pronunciate ai microfoni di Sky Tg24 “Live In” a Courmayeur. Pur sottolineando quanto il fondo salva-Stati sia uno strumento “non adeguato a quello che stiamo affrontando, anacronistico”, il capo politico dei grillini ha espresso la convinzione che non ci sarà una crisi di governo: “Io sono convinto che la risoluzione che troveremo sarà unitaria e che porterà a guardare oltre. Non è tanto la riforma del Mes, ma quello che avverrà dopo. Il governo non cadrà”.
“Troveremo una sintesi”
Secondo Nicola Zingaretti, segretario del Partito democratico, il Mes è una linea di credito molto vantaggiosa per finanziare la sanità pubblica italiana e per questo ha invitato gli alleati gialli a smetterla di condurre una battaglia ideologica: “Il dibattito è aperto e credo non debba essere ideologico come in passato, ma deve guardare alle opportunità di ammodernamento del nostro sistema sanitario nazionale”. Gli ha fatto eco Matteo Renzi, che ha colto l’occasione per lanciare una bordata diretta al Movimento 5 Stelle: “Conte può stare sereno? Lo deve chiedere al M5S perchè il problema del passaggio del 9 dicembre è legato alla tenuta del M5S, non mi pare che il problema si ponga”. Il leader di Italia Viva ritiene “allucinante” rinunciare a un risparmio di 300 milioni all’anno, ovvero a 3 miliardi sull’arco di 10 anni.
A mettere le cose in chiaro è stato anche Roberto Speranza, il quale ha garantito che, così come accaduto fino a ora, pure sul Meccanismo europeo di stabilità si riuscirà a mettere d’accordo tutta la maggioranza: “La mia esperienza in Consiglio dei ministri è che alcune volte si arriva da posizioni differenti ma poi arrivano le condizioni per trovare una sintesi positiva. E io scommetto su questo, anche sul Mes”. Il ministro della Speranza, intervenuto su Sky Tg24 a “Live In”, ha inoltre benedetto un’alleanza strutturale tra i giallorossi: “Credo molto in questa esperienza di governo, credo nell’alleanza tra centrosinistra e M5S ed è legittimo che si discuta con serenità”.
Centrodestra compatto sul Mes
Se da una parte il governo dovrà fare i conti fino all’ultimo con l’incertezza dettata dalle spaccature all’interno del M5S, dall’altra il centrodestra voterà sicuramente in maniera compatta. Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia, ha annunciato che gli azzurri voteranno no alla riforma del Mes in quanto non va nell’interesse dell’Italia: “Ci sono alcune cose positive, ma molte altre non vanno bene. Voteremo no convintamente”. Il numero due dei forzisti specifica che il discorso è invece diverso per la questione sanitaria: “Siamo convinti che si debbano usare quei 37 miliardi. Un conto è la riforma, altro conto sono i 37 miliardi per la sanità”.
Una bocciatura è arrivata pure dal leghista Matteo Salvini, che giudica il fondo salva-Stati un trattato internazionale che rimanda a delle condizioni già tremendamente vissute dai greci: “Ci sono 70 miliardi di euro fermi nelle casse dello Stato perché il governo non riesce a spenderli. Il problema dell’Italia non è la mancanza di soldi, ma di idee”. Senza mezzi termini Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia si è schierata nettamente contraria alla riforma, dicendosi sorpresa dal parere positivo dato dal governo: “È una riforma che lo trasforma sempre più in un fondo salva banche e introduce il rischio di dover vedere ristrutturato il proprio debito”.
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