Dl sicurezza e Mes, fronda-M5s: non solo i fedelissimi di Di Battista pronti a votare contro. Giuseppe Conte in bilico
Decreti sicurezza, Recovery Fund e Mes. Sono solo alcuni dei fronti sui quali la maggioranza non riesce a trovare un accordo. E a preoccupare Giuseppe Conte è soprattutto la fronda M5s. Spaventano i numeri risicati in Senato, gli scontri tra alleati, i gruppi parlamentari del Movimento che non trovano pace. Parlando di decreti sicurezza, nonostante la questione di fiducia posta dal ministro Federico D’Incà, potrebbe esserci il voto contrario di 15 parlamentari grillini, decisi a “mandare un segnale forte al Pd”. Poi c’è il Next Generation Eu, attorno al quale si è creata non poca agitazione con “l’Europa in ostaggio di 3 Stati”, come ha scritto su Facebook Luigi Di Maio riferendosi al veto posto da alcuni Paesi su bilancio e fondi. E a tutto ciò va aggiunta la riforma del Mes, con i pentastellati orientati verso il no e i dem verso il sì. Come riporta la Stampa, però, il premier e il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri avrebbero pensato a un compromesso: una risoluzione con un vago via libera alla riforma e una vaga assicurazione che l’Italia non accederà, per il momento, al fondo. Ma questo non basta ai 5s più intransigenti, che ribadiranno il loro “No Mes” sia durante l’informativa di Gualtieri che durante l’incontro parlamentare del 9 dicembre.
“Una riforma in peggio”, la definiscono i deputati pentastellati della commissione Affari esteri. E ancora: “Rischiamo una nuova spaccatura”, ammettono i vertici M5s. Quelli che ribadiranno il proprio no in Aula non sono solo i seguaci dell’ala di Alessandro Di Battista. In totale al momento sarebbero circa 20: 6 o 7 senatori e una dozzina di deputati. Abbastanza, soprattutto a palazzo Madama, per mettere in difficoltà una maggioranza che può contare solo su 165 voti. A votare sì sarà, invece, Forza Italia di Silvio Berlusconi. Ma se i voti degli azzurri risultassero decisivi per l’approvazione della risoluzione del premier, allora l’aiuto del Cavaliere potrebbe aprire un serio problema politico. “Voteremo a favore, non c’è dubbio. È la nostra posizione da sempre. Il problema è del governo: se il 9 dicembre i nostri voti sono determinanti che succede? Si apre la crisi di governo? In quel caso per noi c’è il voto, è stato fatto anche il decreto per i collegi elettorali”, ha sentenziato Giorgio Mulè di Fi.