Arcuri ammette il flop di Immuni. L’app ha scoperto solo 500 contagiati
Alla fine anche il commissario all’Emergenza Covid Domenico Arcuri ha dovuto ammetterlo: l’app Immuni è un flop totale, sotto qualsiasi punto di vista.
Gli italiani bocciano Immuni
A bocciare l’app di tracciamento contagi fortemente voluta dal governo a contrasto del coronavirus – e che lo stesso esecutivo prova da mesi a rilanciare in ogni modo possibile – ci avevano già pensato gli italiani: solo dieci milioni di download in 6 mesi, il 14,3% di tutta la popolazione dello Stivale. Un risultato decisamente lontano dal target prefissato affinché l’applicazione possa dirsi di una qualche utilità, e cioè il 60% degli italiani. Cioè almeno 25 milioni di utenti – considerato che i minori di 14 anni non possono utilizzarla. Non ci siamo quindi, non siamo nemmeno al 20% dell’obiettivo.
Arcuri: “Immuni non ha funzionato”
«L’App Immuni non ha sortito i risultati attesi», questo il mesto annuncio di Arcuri, durante la consueta conferenza stampa. «I download sono oltre i dieci milioni – spiega – ma per adesso non abbiamo avuto la risposta che ci aspettavamo in termini di scoperta dei contagiati. Penso che sia uno strumento molto importante, ma per renderlo efficace c’è bisogno di un rapporto di mutua collaborazione tra la App e chi la scarica. Probabilmente il nostro messaggio non è stato sufficientemente potente», queste le conclusioni del commissario.
Un numero irrisorio di positivi segnalati
Grandissima delusione anche il numero dei contagiati segnalati da Immuni: poco più di 500 positivi, su un totale ufficiale, da inizio emergenza, di 1.509.875 (ma sappiamo che quest’ultima cifra è enormemente approssimata per difetto). Una cifra irrisoria.
Gli italiani non si fidano
La massiccia campagna di sensibilizzazione, quindi, non è riuscita a vincere i timori legati alla privacy degli italiani. A nulla sono valse infatti le rassicurazioni di Altroconsumo, che giudica Immuni «a prova di privacy», in quanto «non richiede alcun permesso sospetto e non accede ad alcun dato personale o sensibile».
Tutte le criticità dell’app
Secondo l’associazione, l’app non geolocalizza la posizione Gps dell’utente, né accede a rubrica dei contatti, mail, file salvati. Ma i problemi di natura tecnica ci sono eccome. Innanzitutto Immuni richiede la presenza dei sistemi operativi di Android 6 o IOs 13.5. Quindi non «gira» sui vecchi smartphone, compresi gli iPhone6 e gli Android precedenti al 2015, come il Samsung Galaxy S4 e S3 e Lg G2, telefoni ancora di utilizzo comune presso molte fasce della popolazione.
Vi è poi la grana degli aggiornamenti: su iPhone se non si scarica il “13.6” la App segnala lo «stato di errore». Ultimo, ma non meno importante, l’utilizzo del sistema Bluetooth, scelto dagli sviluppatori per tutelare la privacy degli utenti, rischia di far scattare falsi allarmi, perché la App tende a segnalare come contatto a rischio anche chi si trova a poca distanza da noi ma è separato da un muro, un mobile, un paravento. E nessuno vuol correre il rischio di finire in quarantena per nulla.
Cristina Gauri