C’è una chiesa che invita i fedeli a bere
Cosa sia la fede e dove la si possa trovare sono probabilmente gli interrogativi che dagli albori della storia hanno impegnato maggiormente l’uomo nel suo perenne confronto tra il trascendente e l’immanente. Teologi e filosofi hanno condotto la loro indagine spirituale e i loro studi orientandosi proprio con questi due interrogativi. E sebbene una risposta univoca ancora, forse, non è possibile dire che sia stata trovata, quello che è certo è che, dagli albori dei monoteismi e degli studi della Patristica e della Scolastica ad oggi, la ricerca di queste risposte ha visto nascere una galassia di chiese e correnti spirituali. E all’interno di questo mondo non mancano di certo comunità che hanno attirato fedeli offrendo risposte attraverso la percorrenza di strade alquanto singolari e talvolta al limite dell’ eretico.
Se negli Usa ci sono Chiese pentecostali all’interno delle quali vengono celebrate funzioni maneggiando serpenti velenosi per un’interpretazione esasperata di un versetto del Vangelo di Marco, e in Brasile i predicatori evangelici invitano i fedeli a danzare durante le funzioni, mai però si era visto quanto sta accadendo in Sudafrica dove è nata una Chiesa che benedice gli alcolici e invita i fedeli a ubriacarsi.
Tsietsi Makiti ha 54 anni, si è autoproclamato vescovo, si è cucito un abito che ricorda in tutto e per tutto quello dei cardinali cattolici, con la sola differenza che sulla mitra sono appese due bottigliette mignon di Johnnie Walker, ha dato origine a una chiesa che invita i fedeli a bere birra e liquori in modo gargantuesco e in soli tre anni ha raccolto centinaia di adepti e seguaci in Sudafrica e ora sta aprendo anche filiali in Canada, Svizzera e Brasile. Nel vangelo c’è scritto che Gesù ha trasformato l’acqua in vino, non capisco quindi cosa ci sia di scandaloso nella nostra chiesa”, ha raccontato il prelato alla rivista Africa, aggiungendo poi che “i sacerdoti cattolici durante l’eucarestia innalzano la coppa di vino. L’alcool è parte integrante della fede”.
Gabola in lingua setswana significa bevitore, la chiesa del prelato sudafricano è quindi la Gabola Church e per rendersi conto delle funzioni religiose che il fondatore e pastore celebra nei pub e nelle taverne di Johannesburg basta osservare alcuni video su Youtube.https://www.youtube-nocookie.com/embed/dFQrx2E1gMA?feature=oembed&rel=0
Fedeli dagli occhi vitrei e dall’equilibrio precario rispondono agli appelli del sacerdote alzando lodi al Signore incitati dall’alcol che hanno in corpo. Alcuni uomini biascicano l’Hallelujah, altre donne invece faticano a muoversi a ritmo di musica e rimangono sedute gonfie di gin e birre. Tsietesi intanto benedice gli alcolici, esorta i partecipanti ad ubriacarsi e amministra il sacramento del battesimo con la birra al posto dell’acqua.
Tutto potrebbe sembrare estremamente folkloristico e bizzarro se non ci fosse però un retroscena dai tratti estremamente drammatici, e a rivelarlo è il Consiglio delle Chiese sudafricano che ha condannato il proselitismo licenzioso del predicatore che, a detta di molti, si arricchisce facendo leva su una piaga sociale del Sudafrica: l’alcolismo appunto. ”Io predico in pub e taverne perché lì trovo tanti reietti, figli di Dio ripudiati dalle altre Chiese”, è stata la giustificazione del presbitero di fronte alle accuse di chi lo taccia di fare leva sulle dipendenze e i drammi della popolazione. Ma i dati forniti dall’Oms sembrano però contraddire e ridurre a retorica pretestuosa l’argomentazione di Tsietsi Makiti. La nazione arcobaleno è infatti il Paese africano in cui si registra il maggior consumo di bevande alcoliche e secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità un bevitore su quattro, in Sudafrica, ha problemi di dipendenza. E il dramma della dipendenza da alcol è così capillare che durante la prima ondata del Covid il governo di Cyril Ramphosa ha vietato la vendita di alcolici per ridurre il numero di ricoveri ospedalieri e alleggerire così gli ospedali già sotto la pressione degli ammalati di coronavirus. Una manovra che si è rivelata efficace dal momento che prima della legge restrittiva erano circa 35mila i sudafricani che ogni settimana venivano portati all’ospedale per problemi correlati al consumo legato agli alcolici, dopo l’entrata in vigore della legge il numero è sceso a 10mila casi.
Da settembre però le restrizioni sono state tolte e il pastore della Gabola Church non ha perso occasione per celebrare l’evento con una ”messa” in grande stile invitando i fedeli a inebriarsi e stordirsi di alcool e lasciando così le risposte che può dare la sua finta chiesa nell’unico posto deputato ad accoglierle: il fondo delle bottiglie.