Così i figli di immigrati hanno devastato Torino: “Una gara a chi fa più casino”
“Tra gli arrestati e le persone in corso di identificazione non c’è alcuna brava persona. Parliamo di soggetti criminali che aderiscono alle tifoserie e giovani già dediti alla delinquenza”.
Parlava così, ieri, il questore di Torino, Giuseppe De Matteis, analizzando quanto successo sotto la Mole. Petardi, roghi di cassonetti, fumogeni, bombe carta e lanci di bottiglie. Una vera e propria guerriglia, dal bollettino consistente: 10 arresti e 4 denunce. Oltre alla coda di polemiche.
Se in piazza Vittorio i commercianti delusi dall’ultimo Dpcm hanno manifestato in tranquillità, nella vicina piazza Castello qualcosa è andato storto. Per gli investigatori chi ha preso d’assalto gli agenti schierati a difesa di Prefettura e Regione erano “professionisti” della violenza. Potrebbe esserci stata una “regia”, forse anche degli ultras di Juve e Torino. Magari collegati con i tifosi delle altre città dove si sono registrati disordini: Milano, Napoli, Roma, Catania. Di certo tra i violenti di Torino c’erano ragazzi delle periferie, attirati in centro da volantini e tam tam sui social per fare “casino”. A raccontarlo alla Stampa è Nizar H., un 18enne che vive in Barriera e che risulta essere tra i 10 arresti. “L’altra sera in piazza c’era una gara a chi faceva più casino. A chi faceva di più. Tra noi e gli altri gruppi di periferia: Vallette, Mirafiori, Barriera Milano”. Genitori di nazionalità marocchina, Nizar è nato a Torino e ora aspetta di comparire in tribunale. In quel “casino” si sono tuffati anche Mostafà e Mohamed, due fratelli egiziani di 16 e 19 anni residenti nello stesso quartiere. Sono accusati di aver distrutto la vetrina del negozio di Gucci e di aver arraffato quel che hanno trovato all’interno. Il maggiorenne, dice la Stampa, sarebbe stato già condannato per resistenza e lesioni. Il minorenne invece aveva infilato la refurtiva in un cantiere nella speranza di recuperarla alla fine della guerriglia. Per la madre “sono bravi ragazzi”. Eppure…
Per gli antagonisti dell’Askatasuna quella di lunedì è stata una giornata di “mobilitazione e conflitto diffuso su tutto il territorio”. “Questa rabbia è esplosa come una pentola a pressione senza sfoghi – si legge in un articolo di Infoaut e condiviso sulla pagina Fb del centro sociale – La mancanza di supporti al reddito, di adeguate tutele nella crisi è stato il detonatore”. Non si capisce però perché questo debba tradursi in vetrine sfasciate, agenti aggrediti, sassi, petardi, bombe carta. E chi sono gli “arrabbiati”? In piazza c’era “una composizione mista”, ovvero “ultras, giovani proletari metropolitani delle periferie, seconde generazioni, lavoratori dipendenti della ristorazione e dello spettacolo”. Nessuno di loro proprietario di un bar, insomma. E la vetrina di Gucci devastata? “Appropriazione della ricchezza”. Dalle banlieu al centro ricco. Per “fare casino”, distruggere, rubare. Un esproprio proletario.
Già, perché è proprio il fattore “periferie” la novità di questa ondata di proteste. A Milano tra i 28 fermati ben 10 sono appartenenti alla comunità straniera. Marocchini, tunisini, romeni e sudamericani. Molti di loro sono giovanissimi: 14 i minorenni. Qualche precedente, furto, spaccio, ricettazione, porto abusivo di armi, rapina. Tra i fermati anche una ragazza della realtà anarchica, come raccontato dal Giornale. Sono stati tutti denunciati a piede libero per danneggiamento e violenza a pubblico ufficiale. Per chi indaga mancava una regia politica, come a Torino. È come se diversi disagi si mescolassero in una miscela esplosiva. L’estrema destra, l’estrema sinistra, i giovani stranieri, le periferie, i delinquenti comuni. Una “alleanza di ostili”, come scrive Infoaut.
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