Coronavirus, l’Iss spegne l’allarmismo: “Meno casi gravi rispetto a marzo”

Se nelle prime settimane dell’epidemia da coronavirus “si riscontrava una maggior percentuale di casi severi, critici e di deceduti postivi diagnosticati mediante tamponi effettuati post-mortem, con il passare del tempo si evidenzia in percentuale un netto incremento dei casi asintomatici o paucisintomatici e una marcata riduzione dei casi severi e dei decessi”. A evidenziarlo è l’Istituto superiore di sanità, nell’ultimo rapporto sul Covid (aggiornato al 20 ottobre scorso). Visto l’allarmismo dilagante è importante che sia proprio l’Iss a sottolineare, numeri alla mano, questi aspetti. I dati analizzati mostrano infatti un evidente cambiamento nel tempo del quadro clinico riportato al momento della diagnosi dei casi confermati di coronavirus. Secondo Flavia Riccardo, epidemiologa dell’Iss, è verosimile che “oltre l’80% di tutti coloro che contraggono l’infezione siano asintomatici o paucisintomatici”.

Vittime, età media 80 anni

Riccardo specifica poi che nelle ultime settimane è cresciuto il numero dei positivi al Covid asintomatici rispetto ai mesi iniziali dell’epidemia. E come ovvio, l’incremento è dovuto al maggior numero di tamponi effettuati sempre rispetto alla primavera scorsa. Stando sempre a quanto rilevato dall’Iss, l’età media dei pazienti deceduti positivi al Covid è di 80 anni. Mentre i morti positivi al coronavirus di età inferiore ai 50 anni, come fatto notare dall’Istituto superiore di sanità, al 22 ottobre sono in tutto 412 dei 36.806 totali (1.1%). Soltanto 90 di questi avevano meno di 40 anni. Di 12 pazienti, deceduti, di età inferiore ai 40 anni non sono disponibili informazioni clinica; 64 avevano gravi patologie preesistenti (cardiovascolari, renali, psichiatriche, diabete, obesità); 14 non avevano diagnosticate patologie di rilievo.

Alessandro Della Guglia

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