Il giro di vite spagnolo sui migranti ignorato dall’Italia
Il fenomeno migratorio dall’Africa verso l’Europa rimane uno dei temi più caldi nei Paesi che, più degli altri, sono i protagonisti di diverse migliaia di arrivi. I mesi di questo 2020 sono stati caratterizzati da numeri importanti per quanto concerne l’approdo di migranti lungo le coste delle nazioni che si affacciano nel Mediterraneo. Questo ha comportato un impegno non indifferente da parte dei Paesi coinvolti nella gestione del fenomeno, che si è distinto secondo le diverse linee politiche governative. Se ad esempio l’approccio dell’Italia a questa situazione nel 2020 è stato spesso lasciato piuttosto all’improvvisazione, non è stato così per la Spagna. Qui è stata adottata la linea del “pugno duro” a tutti i casi di volta in volta verificatisi. Una politica, quella adottata dal governo iberico, che ha permesso di raggiungere importanti risultati con la drastica riduzione degli arrivi e, con essi, dei costi necessari alla gestione dell’accoglienza.
Il dialogo della Spagna con i Paesi vicini
Dialogo, incontri e fatti. Questi gli elementi che hanno contraddistinto la Spagna nell’ambito della gestione del fenomeno migratorio in rapporto con gli altri Stati. Nello specifico, Madrid ha messo in campo azioni nei confronti dei Paesi dirimpettai dell’Africa, come Algeria e Marocco, dai quali partono ogni anno migliaia di migranti “invadendo” il territorio spagnolo. La visita del primo ministro spagnolo Pedro Sanchez ad Algeri, avvenuta lo scorso 7 ottobre per questioni di carattere economico, è stata l’occasione per fare il punto sulla situazione migratoria.
Il capo dell’esecutivo di Madrid ha incontrato il capo dello Stato, Abdelmadijid Tebboune, e il primo ministro, Abdleaziz Djerad, per definire non solo accordi relativi alla rinegoziazione dei contratti di fornitura di gas fino al 2030 tra Naturgy e la società statale algerina Sonatrach, ma anche per una maggiore collaborazione nell’ambito della politica migratoria e della sicurezza. Tra fine estate ed inizio autunno infatti v’è stato un incremento vertiginoso delle migrazioni dall’Algeria verso la Spagna. Motivo per il quale adesso Madrid vuole rafforzare la propria cooperazione con Algeri inviando, oltre che soldi, anche i propri poliziotti nel Paese nordafricano.
Di accordi per limitare l’arrivo di migranti in Spagna se n’è parlato anche in Marocco nel gennaio del 2019. In quell’occasione, uno dei principali effetti ottenuti è stato che se prima l’Ong Salvamento Marittimo portava in Spagna i naufraghi localizzati nello Stretto o nel mare di Amborán, nonostante l’area di salvataggio più vicina fosse la costa marocchina, da quel momento in poi ha fatto rotta verso i porti del Marocco. Si è trattato di una strategia diretta a ridurre in modo incisivo l’arrivo di migranti irregolari dopo l’anno record del 2018.
Come agisce la Spagna
Il Paese iberico ha subito uno scossone politico nel giugno del 2018, quando nel giro di pochi giorni si è passati da un governo di centrodestra guidato da Mariano Rajoy a uno di centrosinistra targato Pedro Sanchez. E sull’immigrazione una certa discontinuità è stata notata soltanto nella fase iniziale dell’avventura del nuovo esecutivo, quando Madrid ha dato ospitalità alla nave Aquarius, dell’Ong Sos Mediterranée, a cui l’allora ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini aveva negato lo sbarco. Successivamente, anche a causa di un’impennata dei flussi migratori, il governo Sanchez ha attuato una linea più dura. A cominciare dal ridimensionamento dei fondi destinati all’accoglienza, decretato nella legge di bilancio del 2019.
Importante poi osservare il comportamento spagnolo sulle Ong. In tal senso la posizione di Madrid è inquadrabile in una lettera che nel giugno del 2019 Benito Núñez Quintanilla, direttore generale della Marina mercantile, ha inviato a Open Arms: “Non si possono svolgere operazioni di salvataggio – si leggeva nella missiva – se non in conformità con l’autorità responsabile dell’area di ricerca e soccorso”. Il riferimento era all’articolo 312 del decreto reale spagnolo n. 2 del 2011, il quale vieta a una nave di raggiungere appositamente una zona interessata da flussi migratori con l’intento di far salire a bordo migranti intercettati sui barconi. Trasgredire a questa norma potrebbe costare alle Ong una multa anche di 900.000 Euro. Proprio per questo nell’agosto 2019 il fondatore di Open Arms, Oscar Camps, ha preferito sbarcare a Lampedusa.
C’è poi il capitolo relativo ai respingimenti. La Spagna li ha spesso attuati, specie nelle enclavi di Ceuta e Melilla. E continuerà ad attuarli dopo la sentenza dello scorso 12 febbraio pronunciata dalla Corte Europea dei diritti dell’Uomo, secondo cui Madrid è legittimata a respingere i migranti in quanto questi ultimi, secondo la vigente legge spagnola, potrebbero presentare la domanda di asilo direttamente nelle sedi diplomatiche del Paese iberico.
La differenza con l’Italia
Dialogo con i Paesi vicini da cui si origina il flusso migratorio, giro di vite sui fondi destinati all’accoglienza, respingimenti e norme riguardanti le Ong: la Spagna sembra avere, a prescindere dai colori dei governi alternatisi negli ultimi anni, un approccio più organico al fenomeno dell’immigrazione. La “corsa” dei propri rappresentanti politici in Algeria non appena dal Paese nordafricano è arrivata un’impennata del flusso di barconi, ne è una dimostrazione. E rappresenta anche una differenza importante ed evidente con l’Italia, la quale invece ad esempio nel dialogo con la Tunisia si è dimostrata piuttosto attardata.
I risultati iniziano a intravedersi: se infatti nel 2018 sono arrivati in Spagna 65.000 migranti irregolari, lo scorso anno invece il numero si è attestato a 32.513. Al 10 ottobre 2020, il numero appare ancora più basso visto che le autorità iberiche, al netto anche dell’impennata di arrivi dall’Algeria e lungo la rotta delle Canarie, hanno registrato 19.739 migranti sbarcati. L’esperienza spagnola dimostra che non esistono politiche di un colore piuttosto che di un altro nella gestione del fenomeno migratorio. L’attuale governo è formato dai socialisti e da Podemos, eppure le misure attuate su questo argomento non appaiono diverse da quelle di esecutivi di centrodestra. Nell’approccio alla tematica migratoria spesso a essere necessaria una buona dose di pragmatismo e realismo, unita alla consapevolezza della necessità di controllare i propri confini.
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