“Ha nascosto i verbali all’Ue?”. Ora Conte è messo alle corde
Il “Piano segreto” anti-Covid approda a Bruxelles. Dopo le rivelazioni contenute nel “Libro nero del coronavirus” (clicca qui) e il ricorso al Tar contro il ministero della Salute, ora la Commissione Ue viene investita della questione e dovrà rispondere sull’esistenza (e sul contenuto) di quel documento “mai reso pubblico”.
A presentare l’interrogazione prioritaria è Silvia Sardone, eurodeputata leghista e consigliera comunale a Milano. L’obiettivo è quello di “far luce sul documento segreto su cui il governo si è basato per guidare le sue scelte durante i mesi più difficili della pandemia”.Tutto nasce dall’intervista rilasciata in aprile da Andrea Urbani, dirigente del ministero della Salute e membro del Cts, in cui evocava l’esistenza di un “piano secretato” che avrebbe guidato le scelte degli esperti e dei politici nei drammatici giorni di febbraio e marzo. Un documento tenuto “riservato”, e mai presentato ufficialmente né ai cittadini né al Parlamento, in cui erano contenuti numeri sui contagi da far paura.
Dopo le dichiarazioni di Urbani, la politica e i media si scatenano. I governatori si dicono sconcertati dal fatto che l’esecutivo abbia agito alle loro spalle. Le opposizioni chiedono al governo di spiegare. E i giornali fanno di tutto per provare a ottenere il documento. Possibile che il governo sapesse dei rischi che correva l’Italia e non lo abbia comunicato a nessuno? Roberto Speranza, chiamato dal Copasir a chiarire la questione, inizia allora a derubricarlo a “studio di previsione”. Nessun “Piano” con cui contrastare il contagio, dunque: solo una analisi.
La posizione di Speranza è frutto di un carteggio col Cts. Prima di presentarsi di fronte al Copasir, infatti, il ministro invia un’istanza al Comitato per informarsi sulla “classificazione dei verbali” e del “documento relativo alla risposta ad un’eventuale emergenza pandemica”. Il Cts risponde che “nei verbali e nelle parti ad essi allegati non è presente alcun documento di studio sulla risposta ad eventuali emergenze pandemiche”, derubricando il “Piano” ad uno “studio che ipotizza possibili differenti scenari della diffusione epidemia di Sars-CoV-2”.
La cosa sembra finita lì. Ma qualche settimana dopo accade qualcosa di inspiegabile. Alcuni cronisti, infatti, domandano al ministero della Salute quel famoso “Piano” citato da Urbani con un banale accesso agli atti. Da viale Lungotevere Ripa I, però, fanno trapelare solo uno “studio” firmato da Stefano Merler, matematico della Fondazione Kessler. Per alcuni giorni i due documenti si confondono, cala la nebbia più assoluta. E molti sembrano convinti dell’inesistenza del “Piano”. I due dossier però non possono essere la stessa cosa. Merler infatti, come ricostruito nel “Libro nero del Coronavirus” (clicca qui), viene invitato al Cts a presentare il suo “studio” il 12 febbraio, il giorno stesso in cui il Comitato dà mandato a un gruppo di lavoro di preparare un “Piano nazionale sanitario in risposta a un’eventuale emergenza pandemica da Covid-19”. Il “Piano” verrà realizzato e approvato nella sua “versione finale” il 2 marzo dal Cts, ovvero 10 giorni dopo la presentazione del rapporto Merler. Perché allora non inviarlo ai cronisti?
A dire il vero, una versione del “Piano” verrà poi pubblicata dal Corriere. Tuttavia non è mai stato consegnato a governatori, parlamentari o diffuso ufficialmente. Nonostante le numerose richieste. Ad agosto i deputati di FdI, Galeazzo Bignami e Marcello Gemmato, attraverso un accesso civico hanno provato ad ottenerne una copia. Senza successo. Per questo hanno “trascinato il governo” di fronte al Tar, nella speranza che i giudici costringano il ministero della Salute a rendere noto il Piano. L’udienza è stata notificata, ma l’avvocatura dello Stato si è già costituita in giudizio per “resistere al ricorso”. Si preannuncia una battaglia legale.
Intanto però la vicenda vola verso Bruxelles. Nell’interrogazione, la Sardone scrive: “Nel ‘Libro nero del Coronavirus’ si parla della strana decisione del Governo di tenere nascosto il ‘piano’ ai governatori delle regioni e allo stesso tempo delle manovre per non divulgarlo alla stampa e al Parlamento italiano”. E visto che “non informare gli italiani è una scelta che alimenta dubbi sulla gestione dell’epidemia”, la leghista domanda all’Ue se Conte ha mai condiviso con Bruxelles il documento e le previsioni drammatiche che conteneva. “L’Europa sapeva? – dice Sardone al Giornale.it – Il governo Conte si è confrontato con Bruxelles? Perché non possiamo vedere i verbali del Comitato tecnico scientifico? Se ci hanno voluto nascondere qualcosa è molto grave, perché con quei documenti sono state prese decisioni fondamentali che hanno inciso sulla vita degli italiani e sull’economia del Paese. Credo che in uno Stato di diritto sia doveroso informare la popolazione dei provvedimenti adottati, specie in un contesto così particolare come quello della pandemia”.
il giornale.it