La folle idea dei 5 Stelle: “svecchiare” gli italiani accogliendo più immigrati possibile
Nell’Italia post Covid alle prese con la crisi demografica sarà necessario «svecchiare la popolazione italiana. Accogliendo stranieri giovani e giovanissimi. E avviando una seria politica di formazione e integrazione». È quanto emerge dalla ricerca Dopo il coronavirus: la cultura politica del Movimento 5 Stelle. Lo studio è stato commissionato al sociologo Domenico De Masi e presentato oggi in Senato. «Gli immigrati entreranno sempre più nelle case degli italiani come sostegno irrinunciabile per l’accudimento dei bambini e degli anziani». Si legge nella sintesi che accompagna il documento.
5 Stelle, la ricerca commissionata a De Masi
La diversità viene definita “una ricchezza”. E l’immigrazione «continuerà a essere un enorme potenziale per fornire al paese le risorse umane e i talenti necessari ad assicurare prosperità economica ed evitare tensioni sociali». Un cambio di paradigma rispetto alla battaglia contro i “taxi del mare” e ai temi che hanno scandito il primo governo con la Lega. «Saranno respinte le politiche conservatrici e sovraniste contro il diverso, l’immigrato. Come colui che mette a rischio la nostra sicurezza, il nostro lavoro, il futuro dei nostri figli».
Stessi diritti e doveri dei cittadini
In “accordo con la Ue” saranno inoltre adottate «politiche funzionali ed efficaci per accogliere nel nostro Paese gli immigrati. Favorendone l’inserimento culturale, sociale e lavorativo». Si adotteranno «politiche sociali di integrazione che riguardano lingua, diritti, cultura italiana e rispetto della cultura immigrata; servizi sanitari e sociali; diritto alla casa; equo compenso e controlli sui datori di lavoro. Gli immigrati saranno monitorati, sostenuti. Regolarizzati mediante politiche di inserimento incentrate sulla scuola e sul lavoro».
I profili dei migranti
«Gli immigrati inseriti nel sistema produttivo avranno gli stessi diritti e doveri dei cittadini. Saranno scongiurate discriminazioni salariali tra i lavoratori immigrati e quelli autoctoni». Si legge ancora nella ricerca. Lo studio individua nelle tecnologie digitali e nei big data strumenti utili per «creare una più corretta previsione dei “profili di migranti” necessari».