Verso il coprifuoco alle 22: bar e ristoranti chiusi e divieto di uscire per i cittadini
Il governo giallofucsia sta valutando la possibilità di imporre un coprifuoco alle 22 (o forse anche alle 21) per fronteggiare l’aumento dei contagi. Proprio perché – come conferma il premier Giuseppe Conte – l‘esecutivo non intende decretare un nuovo lockdown su scala nazionale, sta cercando tutte le altre soluzioni a disposizione per contrastare l’emergenza coronavirus o presunta tale (visto che sintomatici e ricoverati sono davvero pochini rispetto ai “nuovi” positivi, frutto dei tamponi a tappeto).
Scuole chiuse in Campania, verso la didattica a distanza in Lombardia
Mentre il governatore campano Vincenzo De Luca ha chiuso le scuole fino al 30 ottobre (scatenando le ire di Conte) e il governatore lombardo Attilio Fontana sta valutando la possibilità di rispedire a casa gli studenti delle superiori con la didattica a distanza, mentre resta da sciogliere il nodo trasporti – capienza ridotta e quindi necessità di incrementare il numero dei mezzi per evitare assembramenti -, il governo ha questa ideona di fari chiudere prima bar e ristoranti (già costretti ad abbassare le serrande a mezzanotte), sempre per ridurre i contagi.
A quanto pare Conte avrebbe fatto presente che “chiudere tutto sarebbe troppo dannoso, proprio adesso che l’economia mostra segni di ripresa” (affermazione quest’ultima quantomeno discutibile, visti i numeri del Pil). Insomma, il premier prende tempo: “Dobbiamo aspettare due o tre settimane per capire gli effetti delle misure attuali, dalla mascherina all’aperto al limite di sei ospiti a casa“, avrebbe detto ai suoi a margine del Consiglio europeo.
Coprifuoco (ossia il divieto per i cittadini di uscire) “molto probabile”
Intanto a Palazzo Chigi si vocifera che il coprifuoco alle 21 o al massimo alle 22 (con il divieto per i cittadini di uscire di casa) “è molto probabile”, almeno secondo quanto riportato dal Corriere della Sera. A quel punto sarebbe necessaria una nuova autocertificazione per chi dovesse uscire la sera. Una misura in tal senso potrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri di domani, per superare il Dpcm già nel fine settimana. Dal canto suo, il Comitato tecnico scientifico preme per restrizioni ancora più dure: “Alla luce dei nuovi dati emersi e della nuova fase servono misure più stringenti per far fronte al progressivo aumento dei contagi“. Anche nella maggioranza giallofucsia c’è chi, come il capodelegazione Pd Dario Franceschini, chiede un ulteriore giro di vite. “Ho chiesto ieri al presidente Conte una riunione appena sarà rientrato da Bruxelles per decidere senza indugio nuove misure nazionali per contenere il contagio, ovviamente d’intesa con le Regioni”, ha detto il ministro dem.
Possibile il ricorso a zone rosse mirate
Niente lockdown per adesso – assicurano (anche se un pensierino di chiudere tutto sotto le feste natalizie ce lo stanno facendo) ma chiusure localizzate, con eventuali zone rosse “su misura”, in territori anche più piccoli di una Regione o di una città. “Il quadro sta peggiorando, dobbiamo irrigidire le misure di contenimento – sostiene il ministro della Salute Roberto Speranza -. Il Dpcm appena entrato in vigore è una mattonella comune a tutti. Ora sulla base del monitoraggio capiremo dove conviene stringere“, anticipa l’esponente LeU. Dal canto suo, il ministro per gli Affari regionali, il dem Francesco Boccia, ha paventato “l’interruzione di attività sociali e culturali a maggior rischio di assembramento”. In sostanza, nel mirino finiscono palestre, saloni di bellezza, cinema (anche se – dati alla mano – le sale sono già vuote), teatri e sport di base.
Adolfo Spezzaferro