“Sì allo Ius Culturae”. Il sindaco leghista di Pavia insegue i globalisti
Succede, succede a Pavia dove Danielle Frederique Madam si sfoga sui social. Lo fa il 23 settembre all’indomani dell’esame d’italiano sostenuto all’Università di Perugia, per ottenere la cittadinanza italiana, dal centravanti dell’Atletico Madrid Luis Suarez, il pistolero (o il cannibale per Giorgio Chiellini). La ragazza nata in Camerun 23 anni fa è in Italia da quando di anni ne ha sette. Su Facebook aveva scritto un post in cui ripercorreva la vicenda dell’esame di italiano di Suarez con toni indignati per il trattamento di favore riservato al calciatore milionario.
L’attivismo “progressista” del sindaco leghista
Qualche giorno dopo, secondo la stampa locale e nazionale, viene riconosciuta nel bar dove lavora da un uomo sui 45 anni che le dice: “Tu non sei italiana”. “A che cosa ti serve diventare italiana” e “tu non diventerai mai italiana”. Nell’epoca dove tutto è in connessione la notizia fa il giro dello stivale e corre ovunque. Il sindaco leghista di Pavia, Fabrizio Fracassi, si mobilita immediatamente e scrive al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “La presente per promuovere presso il Suo Ufficio la concessione della cittadinanza italiana, in virtù degli eminenti servizi resi al Paese e per l’eccezionale interesse dello Stato che ne discende”. Sì, perché la giovane, nonostante non possegga la cittadinanza, ha vinto cinque titoli di campionessa italiana di lancio del peso e svariati titoli, tra cui l’ultimo circa un mese fa, a livello regionale. La città, che si stende sulle rive del Ticino, in subbuglio per una storia di immigrazione, razzismo e malelingue.
Succede, succede a Pavia e potrebbe finire qui la storia se non fosse che il primo cittadino della “Seconda Roma” intervistato da Radio Capital si lascia andare. Il giornalista incalza: “In pratica sindaco lei chiede l’applicazione dello ius culturae. Questa sua mossa è anche un segno di questa rivoluzione liberale annunciata da Salvini?”. Fracassi, senza fraintendimenti: “Ma guardi, io penso che questo faccia parte delle basi del nostro movimento”. Come un Graziano Delrio qualunque che quest’estate gridava a La Stampa “sullo ius culturae non mollo”, oppure sulla falsa riga delle Laura Boldrini il podestà pavese si trova ad inseguire i progressisti. Quella destra che si specchia nella Buona Destra di Filippo Rossi. Quella politica, senza punti di riferimento, che si trova ad inseguire piuttosto che rilanciare. Una rincorsa che ribadisce, fondamentalmente, che gli italiani non esistono e i legami con il passato vengono recisi. Ma non davanti a Danielle Frederique Madam, che può avere tutte le carte in regola per avere la cittadinanza (e che infatti secondo la legislazione attuale potrà ottenerla nel 2030), davanti ad una crisi d’identità in cui si trova invischiato tutto l’Occidente. Perché già oggi si può tranquillamente diventare cittadini italiani in questo modo, come riporta SkyTg24: “Se un minore è nato in Italia ma i genitori non sono cittadini italiani, il figlio non può acquistare la cittadinanza italiana e può diventare cittadino italiano solo dopo aver compiuto 18 anni e se fino a quel momento ha risieduto in Italia ‘legalmente e ininterrottamente’”. Nessuno viene lasciato indietro, tranne l’eredita spirituale e culturale della nostra Nazione.
La cittadinanza non è un pezzo di carta
Un autogol che sponda globalismo e mondialismo. Perché, esempio, i bambini stranieri in Italia hanno tutto quello che devono avere dal pediatra all’istruzione. Ma lo ius sanguinis, il diritto di sangue, con il quale oggi viene donata la cittadinanza è minacciato dalla politica del post-tutto. Dalla politica che basa le sue fondamenta sul vapore acqueo. Sì, perché non esiste nessuna emergenza. Anzi nel 2017 l’Italia è stata la nazione europea che ha concesso il più alto numero di cittadinanze esattamente 224.000. E gli italiani, secondo quanto riportato dal Rapporto Italia 2020 Eurispes, non ci stanno. Dal 2010 ad oggi i cittadini favorevoli allo ius soli sono passati dal 60,3% al 50%, i fautori dello ius culturae dal 21,3% al 16,5%, mentre i sostenitori dello ius sanguinis dal 10,7% al 33,5%. Qualcuno dirà fascisti, maledetti fascisti questi italici. La cittadinanza non è un pezzo di carta, non potrà mai essere un vezzo della burocrazia, un timbro sopra a dei documenti.
Succede, succede a Pavia e la mente vola a Giuseppe Mazzini: “Il mare la ricinge quasi d’abbraccio amoroso ovunque l’Alpi non la ricingono: quel mare che i padri dei padri chiamarono Mare Nostro. E come gemme cadute dal suo diadema stanno disseminate intorno ad essa in quel mare Corsica, Sardegna, Sicilia, ed altre minori isole dove natura di suolo e ossatura di monti e lingua e palpito d’anime parlan d’Italia”. Il tutto proprio nella città dove il 29 marzo 1848 il Re Carlo Alberto ammainò le insegne sabaude sventolando, per la prima volta, il tricolore in testa alle truppe del Regno di Sardegna e ai volontari accorsi pochi giorni dopo l’inizio della Prima guerra d’Indipendenza italiana.
Lorenzo Cafarchio