“Le nostre figlie importunate dai pusher: Milano è ancora la nostra città o è riserva di caccia?”
Con il nuovo dpcm firmato da Giuseppe Conte è stato dato un primo giro di vite alle restrizioni per il contenimento del coronavirus.
Il governo ha imposto l’utilizzo delle mascherine anche all’aperto e a qualunque ora non solo in previsione di assembramenti ma in qualunque caso ci si trovi in prossimità di una persona non convivente. Per garantire il rispetto di questa misura è stato previsto l’impiego delle forze dell’ordine e dei militari, che nelle città sono stati schierati nei punti nevalgici per impedire gli assembramenti e richiedere l’utilizzo corretto dei dispositivi di protezione individuale per naso e bocca. Misure in parte estreme che lasciano scoperte altre criticità, come quella della sicurezza, come segnalato su Twitter dallo scrittore Carmelo Abbate.
L’Italia è in un momento critico, l’attenzione dev’essere mantenuta alta per non precipitare nuovamente nel baratro della crisi sanitaria come accaduto a marzo. I numeri dei contagi in risalita, al momento, non si accompagnano ai numeri spaventosi dei ricoveri in terapia intensiva dei primi mesi dell’epidemia, segno che con il tracciamento e la conoscenza acquisita siamo finora riusciti a contenere gli effetti più gravi. Le terapie intensive salgono ma in maniera molto più lenta, così come i ricoverati e nella maggior parte degli ospedali del Paese non si registrano attualmente criticità in tal senso. Gli italiani sono stati diligenti durante il lockdown e tendenzialmente lo continuano a essere, utilizzando diffusamente le mascherine sia all’aperto che al chiuso. Tuttavia, per aumentare la percezione che il governo sia presente in queste settimane di anticamera dell’emergenza, durante le quali l’obiettivo è di reprimere l’ascese della curva, lo Stato ha deciso che nelle strade possono essere schierati i militari e le forze di polizia per il controllo.
Allo scopo di fungere da memorandum, ora nei luoghi solitamente più affollati non è raro trovare soldati, carabinieri e poliziotti che ricordano di mantenere il metro di distanza e di indossare la mascherina. Anche questo può essere inteso come servizio di ordine pubblico in un momento come questo. Ma quando per espletare questo servizio vengono tralasciate altre situazioni potenzialmente a rischio, allora la percezione di sicurezza che il governo vuol trasmettere vacilla nei cittadini. Lo spiega bene Carmelo Abbate in un tweet che in poche ore ha raccolto migliaia di like e di condivisioni: “Il sindaco Beppe Sala manda la polizia nei luoghi della movida. Bene, non benissimo. Mandi qualcuno anche a parco Sempione, dove alle 6 di sera le nostre moglie con le nostre figlie vengono importunate dagli spacciatori strafatti. È ancora la nostra città o è riserva di caccia?”.
Il riferimento dello scrittore è alla città di Milano e al suo parco più centrale, quello che circonda il Castello Sforzesco e che si trova nel cuore della città, a due passi dal Duomo e sul perimetro del quartiere Brera, storico e chic. Le segnalazioni di molestie sono quasi all’ordine del giorno, in centro come nelle zone più periferiche di Milano. È davvero prioritario schierare i militari e le forze di polizia per le mascherine, lasciando scoperte le vere criticità di una città? “Per quello il sindaco conta su Brumotti”, scrive caustico un utente sotto il tweet di Abbate, un pensiero che riassume quello di molti.https://platform.twitter.com/embed/index.html?dnt=false&embedId=twitter-widget-0&frame=false&hideCard=false&hideThread=false&id=1314238203705126914&lang=en&origin=https%3A%2F%2Fwww.ilgiornale.it%2Fnews%2Fcronache%2Fcarmelo-abbate-accusa-milano-polizia-nei-luoghi-movida-e-1895454.html&theme=light&widgetsVersion=ed20a2b%3A1601588405575&width=550px
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